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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Agrimeccanica: "Servono 5mila nuovi lavoratori"

Appello dell'Unione costruttori macchine agricole: "Mancano addetti qualificati e specializzati"

Il mercato delle macchine agricole torna sotto la lente di "Tao", il "Tractor Agricultural Observatory" di Fieragricola. La missione è quella del rilancio del settore, rallentato nelle vendite di nuovi mezzi per gli strascichi di una crisi che sta assestando – si spera – gli ultimi morsi. E l’analisi di Luciana Breviglieri, vicepresidente di Unacoma (l’Unione nazionale dei costruttori di macchine agricole, aderente a Confindustria), in uno scenario in cui appare urgente un nuovo corso sulla formazione degli addetti ai lavori, porta in controluce una notizia positiva. "La filiera della meccanizzazione agricola – afferma infatti Luciana Breviglieri – abbisogna di circa 5mila nuovi occupati, dalla produzione fino alla commercializzazione e al post-vendita". "Abbiamo esigenze specifiche per ogni comparto – prosegue – e servono concetti di meccatronica, una conoscenza anche negli aspetti tecnici di almeno una lingua straniera, progettisti in grado di operare con i software più evoluti in tridimensionale, ma anche persone formate nell’area del marketing". Il percorso di formazione, secondo la delegata di Unacoma, dovrebbe poter partire da una sinergia concreta fra le imprese interessate, siano esse costruttori o dealer, e il mondo della scuola e dell’Università. "Purtroppo questo non avviene", ammette amareggiata. Luciana Breviglieri tocca anche un altro argomento "caldo": il decreto sviluppi, varato dal ministero dello Sviluppo economico lo scorso aprile e che ha messo a disposizione 20 milioni di euro per la rottamazione di trattori, macchine agricole e per il movimento terra. Fondi, a quanto pare, esauriti da un paio di settimane.

"Fin da subito avevamo espresso perplessità sulla scarsità della dote finanziaria – riassume – senza dimenticare che sostanzialmente sono stati esclusi i contoterzisti dall’accesso alla misura. Chiederemo comunque di poter accedere a quei fondi, che non sono stati utilizzati in altre misure previste dal decreto sviluppo". Una sorta di overbooking, come avvenuto in ambito agricolo con i Piani di sviluppo rurale, in passato: le Regioni che non riuscivano a spendere tutto il proprio budget, lo dirottavano ad altre più "virtuose" o con maggiori necessità di investimenti.

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