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Confcooperative: il modello veronese resiste alla crisi economica

Ieri al palazzo della Gran Guardia si è svolta la Festa della Cooperazione Veronese. Il presidente Bruno Nestori: "guardiamo al futuro con una speranza maggiore della paura di oggi"

Guarda al futuro con speranza il mondo della cooperazione veronese che, malgrado i sacrifici e scelte governative penalizzanti, mantiene i posti di lavoro e sacrifica in parte la redditività senza rinunciare agli stipendi, rimanendo ancorata con forza al territorio che la esprime. È quanto emerso alla Festa della Cooperazione Veronese, promossa da Confcooperative Verona con il patrocinio del Comune di Verona e della Camera di Commercio, che si è tenuta ieri a Palazzo della Gran Guardia. 

TREND POSTIVO - "Stiamo arrivando alla conclusione di un anno che non ho paura a definire pessimo per l’economia italiana, anno in cui la recessione ha fatto sentire in pieno i suoi effetti negativi. La crisi finanziaria si è trasformata in una crisi economica con il conseguente crollo dei consumi e degli investimenti, nonché con l’aumento della disoccupazione" ha esordito il Presidente di Confcooperative Verona, Bruno Nestori, in apertura di giornata. "Ovviamente anche il nostro mondo ha risentito e sta risentendo dei rigori della crisi, pur difendendosi meglio rispetto al resto dell’economia proprio per la nostra natura di imprese che non mettono il profitto al primo posto, ma piuttosto il lavoro e le persone" ha proseguito. Merito dello spirito della cooperazione: modello forte di quei valori di solidarietà e mutualità divenuti attrattivi e attraenti per la società. Un esempio viene dalle Banche di Credito Cooperativo, ha detto, per la solidità e la capacità di rimanere vicine alle esigenze di piccole e medie imprese, artigiani, commercianti e agricoltori. Hanno prodotto numeri positivi anche le aziende agroalimentari: "Grazie alla ricerca di nuovi mercati, all’export, a un dinamismo imprenditoriale che in nulla confligge con i nostri valori, come qualche scettico ha sempre sostenuto scagliandosi contro la cooperazione» ha sottolineato. A una salda tenuta dei conti pubblici, ha concluso Nestori, "va affiancata un’energica politica che favorisca in tutti i modi la crescita economica, perché se i mercati non si riprendono, se i consumi non ripartono, da questa crisi non se ne esce fuori. E allora pensiamo positivo, guardiamo al futuro con una speranza maggiore della paura di oggi". 

OBIETTIVO COMPETITIVITA' -  Crescita, occupazione e lavoro si realizzano attraverso la competitività. La chiave di volta per produrre ricchezza è nella competitività del sistema, delle imprese e della pubblica amministrazione: un obiettivo a cui mirare, secondo il Presidente dell'Alleanza delle cooperative italiane e di Confcooperative Luigi Marino. "Cinque anni fa la crisi ha colpito in maniera inaspettata. E, all'Italia, è stato presentato un conto salatissimo che proviene dal passato e deriva dal fatto di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità". Nell'anno internazionale che le Nazioni Unite hanno dedicato alle cooperative, esse sono state messe al centro della crisi economica: per ricordare che esistono imprese non lucrative, ma democratiche e partecipate, che la finanza è al servizio dell'economia e non viceversa. "L'Onu ci ricorda che esistono nel mondo 750mila imprese cooperative che tentano di affrontare i problemi reali delle persone, offrendo servizi a chi è più debole e ai consumatori, che rispondono ai bisogni della gente e attraverso le loro risposte creano il mercato umano". Per questo, ha evidenziato Marino, "le cooperative italiane, se lo desiderano, devono avere la possibilità di crescere». Per favorire crescita e lavoro, "dobbiamo per prima cosa mettere in sicurezza i conti pubblici e tenerli sotto controllo. Non c'è crescita senza risanamento".

RAPPORTO 2012 - Un sistema vivace e tutt'altro che marginale: è il profilo del sistema cooperativo scaligero tracciato dal Rapporto 2012, documento nato da una collaborazione tra Confcooperative Verona e il Dipartimento di Economia aziendale dell'Ateneo scaligero, illustrato nei dettagli alla Festa della Cooperazione veronese. Rispetto ad altre forme di impresa che registrano un trend decrescente, il numero delle società cooperative aventi sede nel Veronese è cresciuto nel 2011, rispetto al 2012, del 2,43%, concentrando le stesse, in media nel triennio 2008-2010, oltre il 47% del fatturato del sistema cooperativo veneto e il 4,08% di quello italiano. "Tra le attività maggiormente rilevanti, le industrie alimentari e il settore agricolo" ha evidenziato Bettina Campedelli, Direttore del Dipartimento di Economia aziendale dell'Ateneo scaligero che ha condotto lo studio affiancata dal ricercatore Andrea Guerrini. Esse concentrano quasi il 63% e il 13% del fatturato aggregato del sistema cooperativo veronese; seguono il commercio all'ingrosso, i servizi per l'ufficio, il magazzinaggi e i servizi di supporto ai trasporti, l'assistenza sociale non residenziale e le costruzioni. "L'analisi delle performance economiche nel triennio 2008-2010 evidenzia la maggiore capacità di creare ricchezza, misurata dal valore aggiunto sul fatturato, delle cooperative di piccole e medie dimensioni rispetto alle società di capitali appartenenti alle medesime classi dimensionali, nonché rispetto alle grandi cooperative" ha rilevato la Campedelli. In crescita, nello stesso periodo, anche la ricchezza creata e disponibile per la remunerazione dei diversi stakeholder, essendo il valore aggiunto aumentato in misura più marcata rispetto al fatturato (rispettivamente +18,03% e +3,32%). Tra i settori rilevanti, l'assistenza sociale non residenziale comprende oltre il 47% delle cooperative sociali veronesi: poste a confronto con altre realtà cooperative del medesimo settore, le prime presentano nel triennio un più elevato valore aggiunto sul fatturato (73,94%), quasi interamente destinato alla remunerazione del fattore lavoro (costo del personale sul fatturato pari a 69,91%). Dall'analisi dei valori distintivi del modello cooperativo emerge la centralità riconosciuta alla risorsa umana, che si traduce nella stabilità del rapporto di lavoro, con un'ampia prevalenza della forma contrattuale a tempo indeterminato (in media oltre l'82% dei rapporti di lavoro) e dell'attenzione alle esigenze di conciliazione tra i tempi della cura e quelli dell'attività lavorativa, che consentono un ampio impiego della componente femminile (in media quasi il 65% dei lavoratori). "L'attenzione per le politiche del personale si traduce nell'elevata qualità dell'ambiente di lavoro, nella presenza di sistemi di valutazione e incentivazione, negli investimenti in formazione, seppur questi ultimi limitati alle sole cooperative sociali".

I NUMERI DI CONFCOOPERATIVE - Confcooperative Verona racchiude 373 cooperative associate, 71.592 soci e 14.445 addetti per un valore di produzione (esclusa raccolta BCC) di 3.984.616.182 euro. Sono 40 le cooperative impegnate nei settori dell'edilizia abitativa, mutue e consumo: comprendono 10.581 soci e 22 addetti, per un valore di produzione di 14.308.867 euro. Per il comparto agricolo, Fedagri raccoglie 115 coop, 25.225 soci e 7.316 addetti, per un valore di produzione di 3.740.953.968 euro. Sono 122 (con 10.732 soci) le realtà cooperative di produzione e lavoro, cultura, turismo e sport: danno lavoro a 2.198 addetti, per un valore di produzione di 109.307.613 euro. Le Banche di Credito Cooperativo contano 7 associati, 610 addetti e 98 sportelli per un valore totale di produzione di 2.688.009.000 euro. Tra cooperative sociali di tipo A, B, C Federsolidarietà è costituita infine da 89 realtà e 5.312 soci, offre impiego a un totale di 4.306 addetti per un valore di produzione di 128.397.932 euro. 

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