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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Centro storico / Corso Cavour

Verona. Vito Giacino e la moglie Alessandra Lodi tornano in libertà: revocati i domiciliari

Dopo 14 mesi di misure cautelari, il giudice di revocare le ordinanze, disponendo per entrambi l'obbligo di dimora, cioè non potranno uscire dalla provincia di Verona

Vito Giacino, ex vicesindaco di Verona, e la moglie Alessandra Lodi sono liberi. Dopo circa 14 mesi trascorsi tra carcere e arresti domiciliari, il giudice Giuliana Franciosi ha deciso di revocare la misura cautelare, disponendo per entrambi l'obbligo di dimora, cioè non potranno uscire dalla provincia di Verona, ma spostarsi al suo interno senza limitazioni o il bisogno di autorizzazioni si. 
Accolta quindi la richiesta dei legali difensivi, che si basava principalmente sul comportamento tenuto dai due nel corso del processo e dopo la condanna, di cinque anni per Giacino e quattro per la Lodi, per aver spinto l'imprenditore Alessandro Leardini a pagare per evitare che il politico mettesse i bastoni tra le ruote ala sua attività: soldi che sarebbero stati intascati dai due sotto forma di fatture per consulenze legali. A sostegno della richiesta, poi accolta, dei legali della coppia ci sono diversi fattori, come spiega il giornale L'Arena: il fatto che la coppia sia gà stata giudicata e che di conseguenza non ci sarebbe più il rischio di alterazione delle prove, il tempo già trascorso e la derubricazione dell'accusa primaria (la concussione per induzione) a indebita induzione a dare. 

Non in linea con questa decisione il pm Beatrice Zanotti, che ritiene il divieto un'esigenza legata alla misura. Come spiegato su L'Arena, il pm interpreta come una "esasperazione" dei limiti contenuti nella revoca del "divieto di incontro" con la moglie al quale il politico era stato sottoposto dal giorno in cui era uscito dal carcere di Montorio per andare ai domiciliari dal fratello. Questo aggiunto al fatto che, da quando il vice sindaco è tornato a vivere con la moglie in via Isonzo, abbia intrattenuto rapporti con persone diverse da quelle dell'ambito familiare, concesso interviste e comunicato senza problemi con l'esterno. Questa visione dei fatti non è stata però condivisa dal gip, che consentì invece ai due di ritrovarsi. 

"Quanto ai conti correnti nella disponibilità degli imputati, nei confronti dei quali è stata ordinata la confisca, sia dal conto dell'uno e dell'altra sono stati disposti bonifici a favore dei genitori della Lodi così rendendo maggiormente difficoltosa l'attuazione della confisca disposta nella sentenza di condanna", con queste parole il magistrato si sofferma poi su un altro punto, quello relativo al denaro. Il gip infatti aveva stabilito che il mobilio fornito dalla Ambienti Ufficio, "nonchè la somma di 168.367 euro ovunque rinvenuta nella disponibilità degli imputati", venissero "prelevati forzosamente". Una serie di trasferimenti, avrebbe ridotto i depositi di denaro dei due, che secondo i legali sarebbe stato utilizzato per il pagamento dei 20mila euro, a titolo di provvisionale immediatamente esecutiva, a Leardini e delle spese legali. Non si esclude tuttavia che la disamina della movimentazione bancaria, relativa ai versamenti eseguiti dai e sui conti correnti della coppia costituisca il fondamento per un'indagine per l'ipotesi di riciclaggio, o autoriciclaggio

​Ma, al di là del denaro trasferito su altri conti, il gip ha ritenuto che "il lasso di tempo trascorso e il comportamento consentono di ritenere che le esigenze cautelari possano trovare tutela anche con l'applicazione di una misura non custodiale".

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