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Varianti virus, Crisanti: «Con zone gialle a marzo rischiamo 40 mila casi al giorno»

Il professor Crisanti invoca misure da zona rossa dove circola la variante inglese e «lockdown chirurgici, chiudere tutto» dove emergono quella brasiliana e sudafricana

Se si continuasse ad andare avanti con le zone gialle, lasciando che la cosiddetta variante inglese del virus continui a circolare nel Paese, «potremmo arrivare ad avere a marzo fino a 30 o 40 mila casi positivi». A dichiararlo è il professor Andrea Crisanti che ha delineato questo scenario, intervistato durante la trasmissione "Un giorrno da Pecora" su Rai Radio1, nel caso in cui non si prendano nuove misure specifiche di contrasto alla diffusione della variante inglese del coronavirus.

In merito alle ipotesi circolate nelle scorse ore circa un nuovo lockdown in stile marzo 2020, il professor Crisanti ha aggiunto: «Perché si parla di lockdown in Italia? Credo sia dovuto all'ultima analisi dell'Istituto superiore di sanità sulla variante inglese che ne rileva la presenza al 18%: di 100 casi positivi, 18 sono stato infettati dalla variante inglese. E questa non è una buona notizia, perché questa variante ha una capacità di trasmissione molto elevata».

"Un giorrno da Pecora" su Rai Radio1

Lo stesso professor Crisanti ha quindi spiegato che se non si fa nulla il rischio è di vedere un rapido aumento dei contagi nelle prossime due o tre settimane: «Prima di Natale, da noi la variante inglese era un elemento occasionale. Se si continua con le zone gialle e si fanno addirittura quelle bianche, senza adottare misure di contenimento, potremmo tranquillamente arrivare a 30/40mila casi entro metà marzo. Dobbiamo fare si che questo non accada, bisogna agire per anticipare il virus».

Ma non è solo quella inglese a preoccupare il professor Crisanti, poiché di varianti nel nostro Paese ne starebbero già circolando altre, dalla brasiliana a quella sudafricana che starebbero manifestando anche maggiore resistenza ai vaccini. Il professor Crisanti, nel corso dell'intervista, ha infatti spiegato che i vaccini sulla variante brasiliana e sudafricana «sono molto meno efficaci», motivo per cui là dove vengano rilevate «bisognerebbe chiudere tutto», fare cioè un vero lockdown, mentre dove circola quella inglese sarebbe sufficiente la zona rossa per come la si è conosciuta durante la seconda ondata.

In aperto contrasto con questa lettura, tuttavia, vale la pena riportare il pesiero di un altro professore, vale a dire il dott. Roberto Burioni che sulla questione delle varianti ha espresso così il suo pensiero: «La nuova moda è "terrorizzare con la variante". Vorrei farvi notare che varianti virali emergono continuamente e, fino a prova contraria, non rappresentano un pericolo. Vale per le varianti quello che vale per i cittadini: innocenti fino a prova contraria. In particolare - aggiunge il prof. Burioni - non c'è nessun elemento che ci faccia pensare che quelle già individuate sfuggano all'azione dei vaccini più potenti, anzi dati preliminari sembrano suggerire il contrario, anche se poi naturalmente dovremo vedere cosa succede in concreto. Per esempio, in concreto in Israele la variante "inglese" è contrastata impeccabilmente dal vaccino. Il futuro non possiamo predirlo, ma non è detto che una variante resistente al vaccino possa comparire».

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