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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

«Quando arrivo a casa ti taglio la gola». Convinta dal figlio, la donna trova il coraggio di denunciare il marito

Gli agenti della Questura di Verona hanno messo termine ad un'altra storia di violenza domestica. La moglie ha raccontato di essersi sposata nel 2007 e di essere stata vittima degli atteggiamenti violenti del compagno, spesso accentuati dall’abuso di alcolici, anche davanti ai figli

«Grazie amici, adesso ci sentiamo al sicuro»: con queste parole, venerdì, la più piccola di tre fratelli ha salutato i poliziotti della Questura di Verona, i quali hanno messo la parola fine ad una brutta storia di violenza domestica che aveva la loro mamma come sfortunata protagonista, attuando il cosiddetto "Codice Rosso". 

«Quando arrivo a casa ti taglio la gola», questa sarebbe l'ultima intimidazione ricevuta qualche giorno fa dalla donna. L'ennesima minaccia di morte, arrivata telefonicamente da quell’uomo che per anni l’aveva maltrattata, nel pomeriggio del 1° ottobre l'ha spinta a correre dalla Polizia insieme ai tre figli: negli uffici di lungadige Galtarossa la donna è riuscita a trovare il coraggio di ammettere la sua condizione di vittima e di denunciare il marito.

Agli agenti che l'hanno ascoltata, ha raccontato di essersi sposata nel 2007 e di essere stata sin dal principio vittima degli atteggiamenti violenti del compagno, spesso accentuati dall’abuso di alcolici. Secondo quanto riferito dalla donna alle forze dell'ordine, quando l'uomo tornava a casa la sera dopo aver esagerato con il bere, diceva ai bambini di chiudersi in camera ma questi, vedendolo picchiare la madre, spesso intervenivano piangendo e lo imploravano di smettere. Come molte volte capita in questo tipo di situazioni, la donna non aveva mai trovato la forza di denunciare la condizione che affliggeva lei e la sua famiglia, inizialmente sperando di poter assistere al pentimento del compagno e poi per paura di poter subire violenze peggiori. 

A convincere la madre a chiedere aiuto e a distaccarsi da quel marito e padre padrone, che proprio venerdì sera avrebbe potuto mettere in pratica l’ultima minaccia di morte dopo essere tornato da un viaggio all'estero, è stato il figlio più grande, quello che probabilmente aveva assistito a più episodi di violenza. 
Di fronte ai poliziotti, ai quali più volte hanno voluto esprimere la loro gratitudine, la donna e i figli hanno trovato conforto e rassicurazione in merito alla possibilità di accedere ad una struttura protetta, dove potersi finalmente sentire al sicuro.

Il Questore della Provincia di Verona ha ricordato come le vittime, nella maggior parte dei casi, siano combattute: «Si chiudono nel silenzio, hanno paura di raccontare, di denunciare alla Polizia. È per questo – ha precisato il Questore Petricca – che i poliziotti e le poliziotte che si trovano ad avere a che fare con situazioni di questo genere sono formati non solo per garantire una efficace e tempestiva gestione operativa dell’intervento sul luogo della violenza, ma anche per adoperarsi, con la sensibilità necessaria, affinché le vittime possano trovare in noi conforto e per spingerle, nonostante il dramma vissuto, a riporre in noi la loro la fiducia.
In considerazione dell’importanza della tematica - ha concluso il Questore di Verona - e alla luce dei casi di femminicidio che, anche recentemente, hanno riempito le pagine di cronaca, rimane attuale la campagna “Questo non è Amore”, avviata nel 2016 dalla Direzione Centrale Anticrimine del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, con la quale la Polizia di Stato si impegna a sensibilizzare le vittime di violenza in modo da infondere in loro il coraggio di denunciare la condizione di soggezione fisica o psicologica in cui versano. L’obiettivo, dunque, è quello di informare ma anche, e soprattutto, quello di favorire, grazie ad un approccio attento e proattivo verso l’utente, l’emersione delle situazioni di violenza offrendo alle vittime l’aiuto e il sostegno di cui necessitano».

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