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Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Verona, ex vicesindaco Giacino nella bufera: indagini sul suo attico e la moglie

Il dimissionario braccio destro di Tosi in Comune accusato di corruzione per le consulenze affidate dalle imprese appaltatrici alla coniuge Alessandra Lodi. Sequestrate le agende, i tabulati telefonici e 15 faldoni di documenti

Un attico di lusso, iper-tecnologico e full-optional. In base alle indiscrezioni relative all'inchiesta che ha travolto l'ormai ex vicesindaco di Verona, è così che si dovrebbe presentare la casa di Vito Giacino. A garantire i lavori a regola d'arte per un costo di 1,7 milioni sarebbe stata una ditta di costruzioni, la Soveco Spa, tra il 2010 e il 2011. Il retroscena viene raccontato dal Corriere del Veneto. L'acquisto e la sistemazione dell'attico sarebbero entrati di prepotenza nelle carte dell'inchiesta imbastita dalla Procura di Verona e che ipotizza, per l'ex amministratore e vice di Flavio Tosi, il reato di corruzione. A questo sarebbe servita la perquisizione del 28 ottobre scorso nell'ufficio di Giacino a palazzo Barbieri: ovvero ad acquisire la documentazione relativa all'immobile. Non solo: anche per ricostruire quelle che la Procure teorizza come fitte trame d'affari tra imprese edili e il Comune. L'indagine era cominciata con una lettera anonima in cui si facevano nomi delle ditte e responsabili dei lavori. E accanto al nome di Giacino compariva anche quello della moglie, Alessandra Lodi, di professione avvocato. Lei sarebbe al centro della bufera e accusata assieme al coniuge perché, secondo le accuse, era la consulente dalla quale dovevano passare le aziende per un'occhio di riguardo, del Comune, nella concessione di appalti. Lunedì scorso una nuova "spedizione" della polizia giudiziaria era servita ad acquisire nuovi documenti nell'ufficio di Giacino. Anche le agende dell'ex assesssore all'Urbanistica sarebbero finite in mano agli investigatori. Intanto negli uffici della procura sarebbero arrivati numerosi imprenditori, per rilasciare le loro testimonianze. Si indaga sui lavori dell'attico partendo dalle fatture mentre sugli appalti si dovranno spulciare almeno 15 faldoni di consulenze la cui responsabile era Alessandra Lodi. In più anche i tabulati telefonici. Una lunga lista di telefonate fatte da Giacino negli ultimi 12 mesi.

I LEGAMI OSCURI - Intanto le indiscrezioni continuano, e alla carica torna Michele Croce, ex presidente Agec. Nel suo blog avanza sospetti sulla Soveco: "A Verona - scrive su VeronaPulita, Croce - i palazzi del potere tremano dalle fondamenta per un nuovo ed inquietante caso. Si tratta stavolta della misteriosa So.Ve.Co. S.p.A. autentico 'asso – pigliatutto' in materia di grandi lavori ed appalti stramilionari a Verona. Oggi sembra accertato (se non altro perchè ammesso dallo stesso vicesindaco) che questa impresa abbia svolto i lavori di ristrutturazione nell’appartamento dei coniugi Giacino. La eventuale sussistenza di fattispecie di rilevanza penale la accerterà la magistratura ma di certo, ed indipendentemente da quale che sia l’esito del processo, desta qualche perplessità che a fare dei lavori in casa del vicesindaco sia proprio l’impresa che detiene il record di somme appaltate dall’amministrazione comunale. Non è una questione di rilevanza penale ma è una questione di opportunità". A luglio Croce aveva descritto i legami di Soveco: "Abbiamo anche già accennato a quello che secondo la polizia tributaria di Verona è il socio occulto: Antonino Papalia da Delianuova (Reggio Calabria). So.Ve.Co. è proprietaria di Chievo 2000 srl, che nel 2011 ha venduto alla moglie di Giacino una parte dell’attico, poi ristrutturato dalla capogruppo. Ancora la So.Ve.Co. è socia di maggioranza delle società rumene Soveco Romania s.r.l. e Milenium Imobiliare s.r.l., entrambe amministrate e rappresentate dal signor Papalia". Papalia, come spiega il Corriere Veneto, era stato coinvolto in un'indagine alla fine degli anni Ottanta che potrà a scoprire un'arsenale di armi che era stato collegato alla 'ndrangheta. Papalia in quel caso, comune, non venne processato per reati sulla criminalità organizzata.

Ad alzare la voce per la cattiva immagine dell'azienda Soveco è ora l'amministratore unico Francesco Urtoler, sulle pagine del quotidiano locale. La sua impresa avrebbe già ottenuto un  certificato antimafia e le indagini della Finanza lo testimonierebbero.

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