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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca via del tribunale

Verona, spariscono 50mila euro dal conto del 60enne: per il giudice la colpevole è l'assistente sociale

La professionista ha sempre negato ogni sua responsabilità in merito e si è discolpata ammettendo che l’uomo si era circondato già precedentemente di diverse persone con fini oscuri. Intanto parte la condanna

Le sue “colpe”, se proprio si vogliono scomodare tali termini, sono l’aver ecceduto con l’alcol e al contempo essersi fidato troppo della persona che lo doveva aiutare. Ad essere truffato dalla assistente sociale (tecnicamente “amministratrice di sostegno”) un 60enne veronese, pensionato, dal cui conto corrente in banca sono spariti in tre anni 50mila euro. Il giudice per le udienze preliminari ha condannato la donna a due anni e 8 mesi, già accusata di “peculato in continuazione con circonvenzione d’incapace”.

L’assistente sociale ha sempre negato ogni sua responsabilità in merito e si è discolpata ammettendo che l’uomo si era circondato già precedentemente di diverse persone con fini non esattamente solidaristici. Non è stata accolta questa tesi dall’accusa, tuttavia, visto che a lei sono stati addebitati anche gli ammanchi certificati prima del suo incarico. Ufficialmente la ragione è la “circonvenzione d’incapace” poiché il pm ha chiarito che assistente sociale e assistito si conoscevano anche prima della nomina e che lei, a parere dell’accusa, avrebbe approfittato della condizione debole dell’uomo, visto il vizio dell’alcol. La difesa ha già annunciato ricorso. Secondo la ricostruzione della vicenda, emersa in aula, il 60enne veronese aveva ricevuto una cospicua liquidazione ed essendo invalido aveva accumulato nel tempo un gruzzoletto di 50mila euro. Soldi che dal 2009 al 2012 erano spariti dal suo conto in banca. Parte di quella cifra, comune, spiega L’Arena, venne prelevata

da alcuni amici ai quali aveva dato mandato di attingere ai suoi conti, ma stando alla denuncia che presentò, la responsabilità di una consistente percentuale di ammanchi era da addebitare alla persona che dal giudice tutelare aveva ricevuto l'incarico di sovraintendere all'amministrazione. La contestazione iniziale si riferiva alla contestata gestione del denaro da parte dalla donna durante lo svolgimento del compito, ma che nel corso dell'udienza preliminare il giudice ha chiesto l'acquisizione del fascicolo del giudice civile (che aveva nominato l'amministratrice). E ne scaturì l'ulteriore contestazione, la circonvenzione d'incapace, relativa al periodo precedente.

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