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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Verona, il Senato approva e taglia la Provincia: stop a indennità. Ecco cosa succederà dal 2015

Passa il disegno di legge Delrio. In tutto il Veneto si profila un risparmio di 32 milioni, ben poca cosa rispetto ai quasi 930 per il funzionamento di tutti gli enti locali. Politici, lavoratori e dipendenti a spasso?

Il Senato approva, le Province spariscono. Non subito, non totalmente. Ma il cambio di direzione imposto dal Governo Renzi è netto: con 160 Si e 133 No è passato il disegno di legge Delrio con il quale vengono ridotte le competenze e gli ambiti di intervento. In attesa del passaggio definitivo alla Camera entro il 7 aprile, è già possibile conoscere le conseguenze che la riforma avrà sull’ente veronese e in generale quelli in Veneto. Quattro province su sette saranno “colpite” dal ddl Delrio: Verona, Venezia, Padova e Rovigo. I Consigli provinciali saranno sciolti alla scadenza del mandato ma le Giunte resteranno in carica fino al 31 dicembre 2014 e i presidenti diventeranno “commissari”. A settembre, tuttavia, si dovranno tenere le assemblee dei sindaci per le elezioni dei nuovi presidenti degli enti, che non avranno comunque compenso. Per tre mesi quindi nuovo e vecchio presidente dovranno convivere e lavorare assieme per portare a regime tutto quanto previsto dalla riforma. Per il capoluogo regionale si profila la trasformazione a Città metropolitana. Vicenza e Belluno sono già commissariate dal 2012 e dal 2011 e Treviso dovrà adeguarsi alle nuove regole al termine del mandato naturale, nel 2016.

La certezza è che non si terranno più elezioni provinciali a maggio. I numeri del taglio delle Province sono quelli che fanno pensare: innanzitutto la questione dei politici. Come spiega il Corriere Veneto,

Una volta che la riforma sarà operativa, tra presidenti, assessori e consiglieri provinciali, salteranno complessivamente in Veneto 213 poltrone, per un risparmio stimato dalla Cgia di Mestre in 32,4 milioni di euro all’anno: il 3,49% dei 929,8 milioni spesi per far funzionare gli enti locali nella nostra regione.

«E’ un dato che non deve stupire – ha spiegato Giuseppe Bortolussi della Cgia di Mestre –: l’abolizione delle Province fa risparmiare solo le voci di spesa riguardanti i costi della politica. Per contro, le competenze oggi in capo alle Province e, soprattutto, i relativi costi di gestione e del personale, andranno spalmati sulle Regioni ed i Comuni che si accolleranno le funzioni delle amministrazioni cancellate»

Stando al ddl Delrio, alle Province resteranno esclusivamente la pianificazione territoriale di coordinamento, l’ambiente, il trasporto, l’edilizia scolastica, l’assistenza amministrativa ai Comuni, il controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale, le pari opportunità e, d’intesa con i Comuni, le funzioni di predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti e di organizzazione dei concorsi. Le altre funzioni saranno spartite tra lo Stato, le Regioni e i Comuni

Toccherà al presidente-commissario Giovanni Miozzi indire le votazioni per l'assemblea dei sindaci attva da gennaio. Spariscono dunque gli assessorati al Lavoro e al Turismo ed è un mossa che crea malumori e scetticismo (alcuni sospettano che bisognerà muoversi fino a Venezia per certe pratiche) ma in compenso si aggiungono quelli allo Sviluppo strategico e quello alla pianificazione di appalti e concorsi pubblici. E alla voce "costi" il risparmio non sembra eccezionale, come sembrava: secondo Miozzi aumenteranno, invece di diminuire. "Il massimo delle sforbiciate taglierà via 600mila euro".

Certo è che i sindacati dei lavoratori delle Province sono da tempo in allarme. Le rappresentanze interne hanno costituito un coordinamento per tutelare le proprie posizioni. Sono 464 i dipendenti provinciali a Verona. Secondo i ben informati, le opportunità per loro sarebbero diverse, tra cui la “migrazione” verso un altro ente locale (tipo i Ministeri), restare al proprio posto in attesa che la Regione o i Comuni dispongano il nuovo organigramma o addirittura pensare alla procedura di “esubero” che prevede l’uscita con due anni di ammortizzatori all’80% dello stipendio. Questione più delicata per i dipendenti delle aziende “speciali” ma assunti con contratti privati. Loro le tutele garantite ai dipendenti pubblici non le hanno.

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