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Cronaca Villafranca di Verona / Via Quadrato

Verona, schianto aereo con 228 vittime tra cui un veronese: "Capitano reduce da una notte brava"

Secondo le investigazioni sulle cause del terribile incidente nell'Atlantico del volo Air France del 2009, "due piloti su tre dormivano" e il comando era affidato al meno esperto durante la spaventosa tempesta

Due dei tre piloti dormivano e il capitano che non era del tutto lucido. Terribili i dettagli emersi da un’inchiesta che ha fatto il giro d’Europa e che riguarda il volo Air France 447 Rio de Janeiro-Parigi precipitato nell’oceano Atlantico il 1 giugno 2009. In quel drammatico incidente aereo perse la vita anche un veronese, Agostino Cordioli, 73enne originario di Nogarole Rocca e residente a Villafranca, che quel giorno era diretto a Fortaleza (Brasile).

Da oltre quattro anni la famiglia (la moglie Ines e i tre figli Nadia, Paolo e Claudio) attende di conoscere le cause che portarono alla morte dell’amata capofamiglia, imprenditore edile. Alla lacerante scomparsa dell’uomo, deceduto assieme a 228 passeggeri (tra cui 6 italiani) si aggiungo i particolari orribili di un volo non perfettamente controllato in cabina comando. Emerge da un articolo del magazine “Vanity Fair” e riportato dal quotidiano inglese “Daily Mail”. L’ultima frase che il capitano, Marc Dobois, 58 anni, pronunciò sarebbe stata “C…o, stiamo per morire”. Si sarebbe rivolto ai suoi due piloti di 32 e 37 anni che erano con lui. I due più anziani lasciarono il comando a quello più giovane. Loro dovevano “riposare”. Ma non sarebbe stato un episodio. Gli investigatori della Bea, che controlla la sicurezza dell’aviazione civile, avrebbero confermato che più volte sarebbe accaduto di lasciare l’aereo in mano al meno esperto. A quanto riporta il magazine, il giorno precedente al volo il capitano 52enne aveva trascorso una notte a Rio con una donna, presunta amante, giovane hostess che rimase ancella vittima nello schianto. Aveva dormito solo un’ora, e per quello non era al massimo della prestanza mentale e fisica. Quando l’aereo, quella notte, venne travolto da una gigantesca tempesta sorvolando l’Atlantico, alla cloche c’era solo il 32enne, mentre i colleghi dormivano nelle stanze vicino alla cabina. Il velivolo perse velocità e invece di abbassare il muso, come da regolare procedure in caso di forte maltempo, lo sollevò verso l’alto. Come spiega il Corriere Veneto,

Attualmente, sia Ari France che Airbus stanno affrontando un’inchiesta per omicidio colposo ma chissà se potrà mai essere resa giustizia alle famiglie delle vittime. Come il generoso Cordioli, gran lavoratore dal sempre: «A Fortaleza stava costruendo in vista dei mondiali del 2014», è il ritratto del figlio Paolo. Ma non puntava solo agli affari: perché Agostino, in Brasile, stava anche progettando due scuole per offrire lavoro ai giovani.

Il tragico epilogo del volo Air France ricorda in parte il film "The Flight" con Denzel Washington del 2012. Era stato chiarito che la pellicola era liberamente tratta dalla tragedia dell'Alaska Airlines.

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