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Verona, scandalo Agec: i cinque dirigenti escono dal processo patteggiando. Faranno beneficenza

I dipendenti del'azienda comunale erano stati arrestati dalla guardia di finanza di Verona il 24 ottobre scorso e il 10 febbraio sono tornati al lavoro "demansionati" e alleggeriti di una parte dello stipendio

Si parla di “tempi record”. Arrestati a ottobre, rientrati al lavoro a febbraio “demansionati” e ora usciti dal processo. Ai cinque dipendenti Agec coinvolti nell’inchiesta sui presunti appalti pilotati è stato concesso il patteggiamento. Un via libera su cui ha posto il nulla-osta il giudice per le udienze preliminari, Laura Donati, sulla base dell’accordo che gli indagati avevano stretto con il pm Gennaro Ottaviano. Così per loro sono scattate pene tra i 18 e i 22 mesi. Giovanni Bianchi (1 anno e 11 mesi), Giorgia Cona e Alessia Confente (1 anno e 10 mesi), Davide Dusi e Luisa Fasoli (rispettivamente 1 anno e 6 mesi e 1 anno e 7 mesi). Confente e Dusi sono stati gli unici a presentarsi in aula per l’udienza ma per tutti è stata decretata la sospensione della pena. Il giudice ha deciso così anche per l’accordo di “riparazione” formulato dalle parti: 8500 euro in tutto che saranno donati all’associazione Abeo, associazione che si occupa della ricerca e dell’assistenza ai bambini affetti da malattie emopatiche.

I cinque dipendenti Agec, azienda comunale che si occupa delle farmacie, dei servizi cimiteriali, delle mense scolastiche e del patrimonio immobiliare, erano stati arrestati dalla guardia di finanza di Verona il 24 ottobre scorso assieme ad altri tre dirigenti (tra cui l’ex direttore generale S.T.) e un imprenditore altoatesino. Dopo un breve periodo agli arresti domiciliari, il 10 febbraio erano tornati in libertà e successivamente al lavoro nella sede Agec di via Noris (con mansioni differenti e minori responsabilità più ovviamente alla riduzione dello stipendio precedente: si parla di una busta paga alleggerita di quasi 1300 euro al mese). Ad aprile, come spiegano i quotidiani locali, invece riprenderà il processo a carico dei quattro imputati che non hanno scelto di patteggiare.

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Al centro dell’indagine la procedura di assegnazione degli appalti per i servizi di ristorazione nelle mense scolastiche nel triennio 2010-2013. Le accuse per una dirigente dell’Ufficio legale, Francesca Tagliaferro, quello ai Servizi istituzionali, Stefano Campedelli, sono di turbativa d’asta, falso in atto pubblico e rivelazione di segreti d’ufficio. Corruzione è l’ipotesi della Procura, invece, per S.T. e l’imprenditore Martin Klapfer, relativamente alla compravendita del 70% di un fondo (Fondo Frugose) in cambio di uno sconto di 83mila euro per l’acquisto di un appartamento a Bressanone.

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