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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'incredibile storia di un ristoratore veronese: «Miei conti correnti bloccati dal governo USA»

Il titolare di un ristorante a Verona per due mesi non ha potuto utilizzare un euro dei suoi conti a causa di un "errore" del governo americano che ha confuso petrolio con olio d'oliva

Una vicenda a dir poco surreale, se non fosse che per chi l'ha vissuta sulla propria pelle ha avuto il sapore amaro, amarissimo della realtà che ti si rivolta contro all'improvviso e ti lascia di stucco. Le metafore culinarie sono più che giustificate, poiché il malcapitato protagonista di questa vicenda è proprio un ristoratore veronese, di nome Alessandro Bazzoni, sulla quarantina e con una famiglia di cui prendersi cura. Come se non bastassero le restrizioni in tempo di pandemia, Alessandro ha raccontato di essersi trovato nella più assurda delle situazioni: i suoi conti correnti improvvisamente sono stati bloccati dal governo degli Stati Uniti d'America.

Così come raccontato dallo stesso Alessandro in una lunga intervista rilasciata al quotidianao laRepubblica, tutto è nato il primo febbraio scorso, quando il titolare del ristorante pizzeria Dolce Gusto, a nord della città verso Parona, ha ricevuto un'insolita telefonata da parte del direttore della sua banca. Precipitatosi in filiale, ha spiegato Alessandro, «mi dicono che i conti sono tutti bloccati per un problema con il governo americano». Qual era il problema? Dicendola in breve, si è trattato di un caso di omonimia: in sostanza, nel mondo esiste un altro Alessandro Bazzoni, o meglio decine di altri, ma quello attenzionato dagli USA era uno solo, quello cioè sospettato di essere un "trafficante di petrolio". In realtà l'unico olio "trafficato" dal ristoratore veronese Alessandro Bazzoni era quello da cucina, e a rimarcarlo non senza una punta di humor è stato anche un recente articolo della Reuters dal titolo "Olio da cucina o greggio? Il proprietario di un ristorante italiano è stato erroneamente bersaglio delle sanzioni statunitensi".

Il problema è che questo "errore" del governo USA è costato al ristoratore veronese due mesi di ansie e numerosi fastidi. Il tutto si è risolto il primo di aprile con lo sblocco dei conti correnti congelati dal governo statunitense: «Qualsiasi cifra entrasse nel mio conto era sottoposta a verifica. I bonifici in partenza venivano automaticamente bloccati», ha raccontato Alessandro che nel frattempo ha spiegato di essersi rivolto a tutte le forze dell'ordine, persino alla procura, ma nessuno sapeva dirgli alcunché in merito al suo problema. Per risolvere il clamoroso qui pro quo, infatti, il veronese Alessandro Bazzoni ha spiegato di aver dovuto fare «tutto da solo», iniziando ad informarsi su internet e scoprendo chi fosse il suo omonimo dal patrimonio milionario e che sarebbe coinvolto in una «commercializzazione parallela di petrolio venezuelano», perciò così inviso al governo USA.

Il ristoratore veronese nell'intervista a laRepubblica racconta di non aver avuto «alcun aiuto dallo Stato italiano», così si è dovuto mettere da solo in contatto col Dipartimento del Tesoro statunitense, inviando «tutti i miei documenti», dalla carta d'identità al passaporto, la sua partita Iva e la visura camerale della sua società, i cui affari risultano rigorosamente a base di olio d'oliva. Dimostrato di non essere il Bazzoni inviso agli USA, il ristoratore veronese ha spiegato che alla fine si è visto restituire la fruibilità dei suoi conti correnti da parte del governo americano, dopo ben due mesi di attesa, «senza nemmeno chiedermi scusa». Secondo quanto riportato dalla Reuters , Tim O'Toole, specialista in sanzioni presso lo studio legale Miller&Chevalier, ha spiegato: «Alla fine dell'amministrazione Trump stavano facendo molto, molto velocemente rispetto a Venezuela, Iran e Cina. Quando ti muovi così velocemente, tendi a commettere errori».

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