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Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Verona "ricca" e nel mirino dei clan malavitosi, arriva la visita della Commissione antimafia in città

Su richiesta del Pd veronese dopo un incontro pubblico. Deputati e consiglieri ribadiscono: "Il dinamismo imprenditoriale e la posizione strategica della provincia hanno reso il territorio punto di snodo importante e attratto i principali gruppi criminali nazionali"

La Commissione parlamentare antimafia prepara la visita a Verona il 31 marzo. L'annuncio è stato dato nel corso del convegno sulle infiltrazioni criminali a Verona organizzato dal deputato veronese del Partito Democratico, Vincenzo D'Arienzo, e dal capogruppo in Comune, Michele Bertucco, dal deputato Dem Alessandro Naccarato, membro della Commissione presieduta da Rosy Bindi.

L'incontro pubblico ha confermato che il dinamismo imprenditoriale e finanziario e la posizione strategica della provincia di Verona hanno reso il territorio punto di snodo importante sotto il profilo economico ma anche attratto i principali gruppi criminali nazionali.

È stato Naccarato a spiegare che "secondo il Ministero dell’Interno (sulla base delle Relazioni sull’attività delle Forze di polizia, sullo stato dell’ordine della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata per gli anni 2012 e 2013, trasmessa al Parlamento nel marzo 2015), a Verona si registra il radicamento di organizzazioni delinquenziali di tipo mafioso interessate all’edilizia, all’usura, al riciclaggio e ad altri reati inerenti la pubblica amministrazione. È infatti, accertata la presenza di esponenti di spicco dei crotonesi 'Papaniciari', di soggetti riconducibili agli 'Arena' di Isola di Capo Rizzuto (Crotone), ai 'Grande Aracri' di Cutro (Crotone), agli 'Alvaro' di Sinopoli (Reggio Calabria), ai 'Molè' di Gioia Tauro (Reggio Calabria) e ai 'Cataldo' di Locri (Reggio Calabria). Inoltre, diverse indagini hanno accertato che nella provincia di Verona sono operative propaggini criminali di origine calabrese, particolarmente attive nel traffico di stupefacenti".

La Banca d'Italia avrebbe inoltre rilevato come Verona sia fortemente interessata da segnalazioni  di operazioni sospette ai sensi della normativa anti riciclaggio.

"Siamo preoccupati", afferma il deputato D'Arienzo. La Dda spiega che “la vicenda relativa al fallimento Rizzi (...), pur priva in sè di rilevanza penale, si rivela di estremo interesse per una serie concomitante di ragioni” e specificano che “si tratta della più importante operazione immobiliare affidata alla regia di Antonio Gualtieri”. Nell’operazione si sarebbe evidenziato il coinvolgimento diretto di Nicolino Grande Aracri. Inoltre l’operazione ha dimostrato “la capacità di penetrazione anche in contesti diversi da quello emiliano, come quello veronese, coinvolgendo settori dell’imprenditoria come e altre organizzazioni criminali come la famiglia Galasso”.

"L'informativa della Compagnia dei carabinieri di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza) - continua Bertucco - documenta importanti elementi che confermano i rapporti, attraverso l'imprenditore Moreno Nicolis, tra alcune famiglie affiliate alla ’ndrangheta, in particolare alla famiglia Grande Aracri, ed esponenti dell’amministrazione comunale di Verona”.

Sono queste le ragioni, sostiene D'Arienzo, per le quali ho chiesto l'intervento della Commissione antimafia. "È il momento di fare vera chiarezza - prosegue Bertucco - non possiamo limitarci alle dichiarazioni riduttive di Tosi. A maggior ragione adesso che si candida a guidare il Veneto". 

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