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Verona, chiude Riva Acciaio. Insorge il mondo politico-economico

Il sindaco Tosi attacca il giudice: "Diamo l'idea di un Paese ridicolo". Il Pd convoca i rappresentanti dei lavoratori in Comune. La Regione: "Un delitto". Confartigianato: "Ripercussioni gravissime su altre aziende"

“È giusto tutelare la salute, combattere l’inquinamento e prendere provvedimenti per evitarlo, risanando dove ci sono state problematiche, ma in un momento di gravissima crisi economica che un provvedimento di un magistrato arrivi a costringere alla chiusura un’azienda di quelle dimensioni, che dà lavoro a decine di migliaia di famiglie, nella nostra città sono più di 500 oltre all’indotto, dà l’idea di un Paese ridicolo". Le parole del sindaco di Verona, Flavio Tosi, immediatamente successive alla notizia del fermo delle aziende del Gruppo Riva per le indagini della magistratura, costituiscono la sintesi perfetta di ciò che l'intero sistema politico ed economico pensa.

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Tosi ha anche rincarato la dose: "In nessun Paese del mondo occidentale potrebbe succedere una cosa del genere. Non mi sembra ispirato al buon senso un provvedimento che causa all’azienda e a migliaia di suoi dipendenti un danno enorme, che potrebbe diventare irreparabile. Saremo a fianco dell’azienda e dei suoi dipendenti per la salvaguardia dell’occupazione e di un pezzo fondamentale dell’economia del Paese. Facciamo appello al governo e al presidente Napolitano affinché siano adottati provvedimenti atti a impedire che i convincimenti personali di un singolo magistrato possano calpestare la volontà delle comunità coinvolte e l’interesse nazionale".

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DALLA REGIONE -  "Qui è in gioco il futuro della siderurgia italiana e di un intero comparto - ha spiegat il presidente del Veneto, Luca Zaia -. Esiste certamente il diritto della giustizia a procedere, ma sempre nella considerazione che esiste un interesse superiore che è quello del futuro dei lavoratori e della salvaguardia dei livelli occupazionali. Non si possono colpire al cuore e alla cieca interi distretti industriali già messi a dura prova dalla crisi più grave dal dopoguerra". "Per questo - conclude Zaia - insieme ai Presidenti di Lombardia e Piemonte chiediamo di incontrare al più presto il Presidente del Consiglio per evitare a tante famiglie di finire sul lastrico dall'oggi al domani".

"A Verona 500 persone a casa, l'azienda Riva che rischia un danno difficilmente quantificabile, il settore dell'acciaio italiano sottoposto ad un fermo che lo penalizzerà a livello mondiale. Mi chiedo se quel giudice abbia tenuto conto di tutto questo quando è intervenuto”. E’ quanto dice in una nota l'assessore regionale al lavoro del Veneto Elena Donazzan: “Faccio appello a quel magistrato affinché torni sulle sue posizioni. Non esistono solo i provvedimenti giudiziari, ma di giudizio", aggiunge l’assessore. "Tutela della salute e tutela del lavoro hanno la stessa dignità: chiudere uno stabilimento produttivo oggi é un delitto che lede l'interesse pubblico prevalente della sopravvivenza di persone, aziende, territori. Va difeso un settore strategico per migliaia di imprese e lavoratori qual è quello dell'acciaio in Italia".

DAL PD - Da ogni parte, tuttavia, è arrivato il sostegno ai lavoratori. Durante il Consiglio comunale di giovedì sera, appena ricevuta notizia della serrata imposta dalla famiglia Riva, il Gruppo consiliare comunale del Partito Democratico ha chiesto con urgenza la convocazione di una commissione comunale alla quale invitare una rappresentanza dei lavoratori Riva di Verona. “Scopo dell'iniziativa è ascoltare i lavoratori per comprendere in quale modo il Comune possa essere d'aiuto in questa delicata vicenda che la decisione della famiglia Riva, dal sapore ricattatorio, rischia ora di far precipitare” spiegano i consiglieri Michele Bertucco e Stefano Vallani. “A differenza del Sindaco che è passato ad attaccare la magistratura senza nemmeno aver letto i dispositivi, crediamo sia necessario avere cognizione di causa prima di parlare. L'amministrazione deve fare tutto quanto è in suo potere perché i posti di lavoro vengano difesi nel pieno rispetto delle leggi, della salute e della qualità ambientale”.

"Primo: Rispetto per la Magistratura che ha applicato la legge che qualcuno non ha rispettato. Secondo: la decisione che sanziona colpe del management non danneggi i lavoratori innocenti e le loro famiglie". Questa la reazione del deputato veronese Vincenzo D'Arienzo, già segretario del Pd scaligero. "La minaccia di chiudere gli stabilimenti danneggia l'Italia e Verona in particolare. Il Paese non può fare a meno di quella produzione, 500 lavoratori veronesi non possono perdere il lavoro. Queste due esigenze devono obbligare tutti a mettersi insieme per superare il problema. L'ordine del magistrato va applicato e il Governo deve aprire un immediato tavolo per evitare una perdita per la produzione italiana. Innanzitutto, i forni della Rivacciaio non vanno spenti, abbiamo già visto cosa succede in questi casi"

Continua D'Arienzo: "Con la Compometal è già successo, definitivamente. Va salvaguardata l'integrità della mission industriale e questo si può fare in diversi modi compreso quello di nominare un commissario straordinario per ogni sito industriale interessato in modo che sotto la guida del Governo si mantenga viva l'attività produttiva, anche per finanziare i necessari interventi per rispettare la legge. In questo senso chiedo al Governo di agire. Per i 500 posti di lavoro in gioco solo a Verona è il minimo".

Condivide quanto espresso dal collega del centrosinistra anche il consigliere regionale Roberto Fasoli: "La drammatica vicenda dell’Ilva di Taranto rischia di trascinare nel baratro anche le altre aziende collegate, comprese quelle che hanno ordini e potrebbero continuare a produrre, come nel caso della Riva Acciaio scaligera. Bisogna intervenire subito con decisione, a partire dal livello di Governo, per far sì che la crisi dell’ILVA non trascini con sé la perdita di attività produttive con la distruzione di migliaia di posti di lavoro e con conseguenze disastrose per l’economia nazionale e per migliaia di famiglie. La Riva Acciai di Verona ha un portafoglio ordini che le permettebbe di continuare la produzione salvando centinaia di posti di lavoro. In qualità di vice-presidente della Commissione Regionale per le attività produttive ho chiesto all’assessore Donazzan di intervenire presso il Governo perché metta in atto tutte le azioni necessarie a salvare la situazione, trovando in lei ampia disponibilità. Dopo gli incontri a livello nazionale e locale, se necessario e se richiesto dalle parti sociali, credo sia utile aprire un tavolo anche a livello regionale per mobilitare tuttte le energie diponibili a sostegno della salvaguardia dello stabilimento di Verona e delle centinaia di posti di lavoro.

IL MONDO ECONOMICO - “Si rischia un effetto domino molto pericoloso, in una situazione economica e lavorativa come quella attuale”, ha commentato il presidente di Confartigianato Verona, Andrea Bissoli: “Non possiamo e non vogliamo – aggiunge Bissoli - entrare nel merito delle motivazioni e nello specifico della vicenda che ha trasformato i problemi dell’ILVA di Taranto in conseguenze serie per altri sette stabilimenti operativi in Italia. Quello che ci compete, invece, è l’esternazione della nostra preoccupazione, sia per il futuro dei 429 lavoratori dell’azienda, ai quali vogliamo esprimere la nostra solidarietà, sia per le ripercussioni che il fermo degli impianti avrà sull’economia produttiva di quelle aziende territoriali di piccole dimensioni legate, direttamente o indirettamente, all’attività delle acciaierie Riva”. Confartigianato Veneto ha stimato come la metà delle aziende metalmeccaniche venete si approvvigioni di acciaio proprio dall’Ilva, paventando il rischio che ora si ritrovino costrette a cercare il materiale sui mercati esteri, con inevitabili rincari dei costi, stimabili tra il 10 e il 20 per cento. “Auspichiamo che la situazione di criticità, viste anche le reazioni registrate in queste ore e provenienti dal mondo economico e politico, non si trascini a lungo, altrimenti il pericolo potrebbe essere quello di costringere molte più aziende, lavoratori e famiglie, coinvolti nella fornitura, sub-fornitura e nell’indotto, ad affrontare gravi difficoltà. Nel Veneto potrebbero entrare in crisi oltre 5 mila aziende artigiane (delle 11 mila ancora attive) e, di conseguenza, venir meno molti posti di lavoro”.

"Il ruolo dell'acciaio, la storia di molte aziende che in questo settore si sono impegnate con ingenti investimenti creando molti posti di lavoro e un primato italiano, sono ormai patrimonio di tutti coloro che si occupano di cultura dello sviluppo del nostro Paese - ha commentato il presidente di Confindustria Verona, Giulio Pedrollo -. La fiducia nell'operato della magistratura è piena ed incondizionata. Confindustria Verona auspica che nelle valutazioni entri anche la piena consapevolezza che Riva Acciaio ha una sua vita autonoma che prescinde da altre vicende. Per questo mi auguro che le ragioni del lavoro e del sistema produttivo trovino adeguata considerazione. In questo momento costringere a chiudere un'attività che occupa, nel nostro territorio, ben oltre 400 persone, crea una ferita profonda, assesta un colpo inatteso alla delicata condizione occupazionale che il sistema non può sopportare".

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