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Verona, la città fuori dal podio dell'ecologia: quarta in Italia tra le più popolate

I 104 capoluoghi di provincia nell'annuale rapporto "Ecosistema urbano" di Legambiente: si vive meglio al Nord. Tre venete in cima alla classifica. "Invariata la scadente qualità negli ultimi 9 anni" nella città di Giulietta

Il rapporto Ecosistema Urbano compie venti anni ed offre una straordinaria occasione per riflettere sulle città, sui fattori di riorganizzazione urbana indispensabili per arginare quella perdita di qualità che è sempre più elemento di degrado e di costi collettivi sempre più alti che pesano sulla vita dei cittadini. "La sempre più scarsa quantità e qualità dei servizi e delle infrastrutture e l’aumento dell a rendita urbana pura – commenta Lorenzo Albi, presidente di Legambiente Verona – si traducono in un maggiore costo per la città: aumento dei costi dell’abitare, espulsione delle attività a basso valore aggiunto, espulsione delle famiglie a più basso red dito, aumento della mobilità obbligatoria e nuovo consumo di suolo per realizzare piccoli e grandi complessi residenziali che, nella ricerca di valori del terreno più contenuto, si allontanano sempre più dai centri urbani". Cresce, in questo contesto, la concorrenza tra le città, in cui ogni singolo ambit o tende a sviluppare in sé ogni funzione, senza alcuna specializzazione e spesso con scarsa capacità innovativa. Ed è così che prolificano le aree produttive (1000 nella sola provincia di Verona), i centri commerciali, gli spazi destinati al divertimento e allo sport: è la città diffusa (Indovina), la megalopoli padana (Turri), la città a bassa densità, il disperso urbano. Molti nomi per designa re un unico grande effetto racchiuso in due parole: emergenza ambientale (ora lo smog, ora i rifiuti, ora lo sprawling, ora il trasporto pubblico... ) conosciuta e indiscussa che però ancora oggi non trova tra i programmi politici, tra i singoli interventi sul territorio, tra le parole de i sindaci, un filo conduttore che offra un disegno nitido di quello che potrà diventare la città nel prossimo futuro. 

LA CLASSIFICA - Solamente 11 città del Belpaese, su 104 monitorate, raggiungono a malapena la sufficienza (con 60/100 di punteggio), quando soltanto rispettando t utti i limiti di legge, senza nessuna performance straordinaria, il punteggio complessivo di un centro urbano sarebbe molto vicino a 100. La XX edizione del rapporto di Legambiente, Ambiente Italia e Sole 24 Ore descrive un Paese pigro, apatico, che ha smesso di credere e investire nel cambiamento, ed evidenzia l’esasperante incapacità con cui molte città affrontano sul proprio territorio alcune questioni chiave dal punto di vista ambientale. Eppure esperienze positive in alcune città non mancano e dimostrano la praticabilità di alcune soluzioni capaci di offrire un servizio migliore al cittadino e alla collettività. E’ il caso della raccolta differenziata di Novara o di Salerno, delle politiche sull’energia e sulla mobilità di Bolzano, della solarizzazione dei tetti delle scuole di Bergamo op pure dell’esperimento della moderazione della velocità in un intero quartiere di Torino. Nello specifico la ventesima edizione di Ecosistema Urbano, con gli oltre 100mila dati raccolti attraverso un apposito questionario rivolto e redatto dalle amministrazioni dei comuni capoluogo, vede sul podio delle migliori città Venezia per le grandi (> 200.000ab), Trento per le medie (tra 200.000 e 80.000 ab) e Belluno per le piccole (< 80.000ab), tenendo presente che si tratta di capoluoghi che ottengono punteggi di poco superiori ai 60/100 raggiungendo la sufficienza in un panorama, purtroppo, di generale mediocrità. Venezia (64.85%) svetta in virtù di alcune buone performance, ma anche grazie alla sua peculiare conformazione urbana con il più basso tasso di auto immatricolate (41 ogni 100 abitanti) e la migliore estensione pro-capite d’isole pedonali (5,10 mq/abitante). Nella stessa categoria, ma insufficienti, al secondo posto troviamo Bologna (56.12%) , che conferma sotto i limiti per le concentrazioni di polveri sottili, seguita da Padova (53.22%) che migliora gli indici legati all’inquinamento atmosferico ma in calo per l’uso d el trasporto pubblico. Trento (71.38%) conferma il primo posto, tra le medie città, dello scorso anno grazie a buone performance in alcuni dei settori chiave della ricerca e ad un buon andamento generale. Seconda, nella stessa categoria è anche quest’anno Bolzano (67.80%) in buona posizione grazie a medie complessivamente basse per quel che concerne i parametri relativi alla qualità dell’aria e a quelli relativi alla mobilità ciclabile e alle politiche energetiche.

LA CLASSIFICA "ECOSISTEMA URBANO" DI LEGAMBIENTE (Download)

A VERONA - La produzione di rifiuti rappresenta una delle pressioni ambientali maggiori delle città e non solo laddove sono scoppiate delle vere e proprie emergenze legate alla loro raccolta e smaltimento. Per questo motivo la riduzione della produzione dei rifiuti è un obiettivo importante presente in tutti i documenti e nelle politiche europee e nazionali. Però, mentre per quasi tutte le grandi città l’intenzionalità si è tradotta in “lieve” riduzione, a Verona la situazione è la medesima di 10 anni fa, segno che gli obiettivi, confermati sia dal Piano per i rifiuti Regionale e Provinciale, dovevano garantire una costante quantità per l’attivazione dell’impianto di Ca’ del Bue. La sola riduzione tra il 2008 e il 2009, come già dimostrato nelle precedenti edizioni del Rapporto annuale, è dovuta ai fattori recessivi per la crisi economica in atto. La raccolta differenziata dei rifiuti ha avuto invece un andamento molto dinamico e positivo con il raddoppio in dieci anni, pur rimanendo ben al di sotto degli obiettivi di legge fissati al 65% per il 2012. Necessario inoltre confidare nelle future scelte della Pubblica amministrazione affinché invertano il brutto calo dell’ultimo anno. Gli esempi di Novara e Salerno, che in pochissimi anni hanno raggiunto gli obiettivi di legge raggiungendo rispettivamente il 69.7% e il 67.9%, devono essere il modello da perseguire.

SMOG - Le PM10 sono diventate sinonimo di qualità dell’aria e prodotte principalmente da traffico e riscaldamento, che sono decisamente pericolose per la salute umana. La concentrazione massima in atmosfera è stabilita dalle direttive comunitarie in 40 μg/mc come media annuale. Dopo un decennio i valori, comunque altalenanti e superiori ai limiti di legge, sono parzialmente migliorati; da una parte per effetto dello spostamento della centralina di rilevamento in un’area interna adibita a parcheggio e spazio verde, mentre precedentemente era localizzata in Corsoo Milano, viale oggi a quattro corsie e comunque quotidianamente frequentato da pedoni e ciclisti; dall’altra da indiscusse favorevoli condizioni atmosferiche legate alle piogge. Nessuna misura significativa è mai stata presa nemmeno in considerazione in grado di far fronte al costante superamento dei limiti e alle allarmate preoccupazioni espresse da più fonti mediche e dallo stesso Dipartimento per la Prevenzione dell’ASL 20 di Verona.

TRASPORTO PUBBLICO - I parametri dello smog sono indiscutibilmente più direttamente influenzati dalla mobilità. Il livello medio di motorizzazione privata (la densità di automobili), che nei capoluoghi italiani continua ad aumentare anche se di poco (64,4 auto ogni 100 abitanti), vede Verona sostanzialmente stabile con 60 auto ogni 100 abitanti e nell’ultimo anno in leggera flessione (59auto/ab) riduzione probabilmente dovuta alla recessione in atto che in condizioni favorevoli non sarebbe avvenuta. Il numero di automobili appare quasi ovunque inversamente proporzionale all’offerta di trasporto pubblico e Verona non si sottrae da questo preordinato destino.

"Nel caso dei passeggeri trasportati dai mezzi pubblici - spiega Albi - la situazione è praticamente e drammaticamente rimasta ferma negli ultimi anni, anzi, se possibile ha fatto anche qualche passo indietro, visti i sistematici tagli imposti dalla Regione e lo scarso interesse dimostrato dagli amministratori locali".

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