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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Corso Porta Nuova

Due fratelli e una "lucciola" in manette per sfruttamento della prostituzione

La terza era la compagna di uno dei due, che a sua volta si approfittava della cognata pretendendo una parte dei ricavi quando le concedeva l’uso di un appartamento dove consumare i rapporti, ad un costo maggiore rispetto a quelli in auto

La Polizia municipale ha eseguito giovedì scorso un provvedimento cautelare a carico di tre persone accusate di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

Si tratta di due fratelli di nazionalità rumena, di 30 e 35 anni, e della compagna di uno dei due, una 34enne italiana, residente in città, sfruttata e a sua volta controllore-sfruttatrice della compagna dell’altro fratello. Per i due uomini il giudice per le indagini preliminari ha disposto la custodia in carcere mentre per la donna sono stati disposti gli arresti domiciliari. I tre sono accusati a vario titolo e con diversi profili di responsabilità perché sfruttavano e favorivano l’attività di prostituzione accertata come unica fonte di sostentamento di due nuclei familiari.

Le loro responsabilità sono emerse nell’ambito di un’indagine della Polizia municipale contro la prostituzione condotta tra il 2012 e il 2013 nelle zone della stazione ferroviaria e dello stadio. La posizione più grave è quella dei due fratelli, che controllavano e requisivano tutti i ricavi delle due compagne prostitute, per spenderli poi in sale gioco e scommesse. Dalle indagini è emerso anche lo sfruttamento “incrociato” che l’italiana posta agli arresti domiciliari, oltre a venire sfruttata, compiva a favore del cognato, sfruttando l’attività dell’altra donna, dalle quale riceveva anche parte degli incassi.

Nessun profilo di responsabilità per la seconda prostituta, una rumena di 32 anni, oggi irreperibile, vittimizzata sia dal compagno, sia dalla cognata-collega: il primo, fratello più anziano, oltre a pretendere tutti i ricavi, dei quali teneva una contabilità molto precisa, la brutalizzava anche per futili motivi quali l’acquisto di sigarette o l’esaurimento del credito sul telefonino; la seconda ne pretendeva una parte dei ricavi quando le concedeva l’uso di un appartamento dove consumare i rapporti, ad un costo maggiore rispetto a quelli in auto. Considerato il quadro complessivo all’interno del quale si è sviluppata la vicenda il Gip ha accolto le richieste del Pubblico Ministero prevedendo la custodia in carcere dei due fratelli, per il pericolo reiterazione e di fuga, e la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari per la donna.

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