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Cronaca Centro storico / Corso Cavour

Verona, orafo aggredito in centro: volevano la cassaforte nell'auto con 100mila euro in diamanti

Ricostruita dai carabinieri l'esatta dinamica della tentata rapina di martedì mattina in corso Cavour. In due lo avevano seguito fin da Brescia. Quando ha parcheggiato la Volvo l'hanno affrontato. Un 29enne messicano in manette

Sicuramente una banda organizzata. Ne sono sicuri i carabinieri di Verona che hanno indagato sull'episodio di aggressione per la tentata rapina di un rappresentante orafo in corso Cavour, praticamente centro storico di Verona. Un tentativo di derubare l'uomo finito male, finora, solo per uno dei due malviventi che avevano organizzato il colpo. In manette, dopo un inseguimento rocambolesco, è finito un cittadino messicano di 29 anni che gravitava nella zona di Milano ma è senza precedenti. Secondo gli investigatori di Verona farebbe parte di una banda specializzata in assalti per rapine ai rappresentanti orafi del Nord Italia.

È infatti stato accertato che la coppia di rapinatori aveva seguito l'orafo, vicentino di origine ma dipendente di una ditta di Treviso, fin da Brescia. Si trovava in Lombardia per un appuntamento di lavoro e al ritorno in Veneto aveva deciso di fermarsi per incontrare un cliente anche a Verona, in zona Portoni Borsari. Erano le 11 del mattino di mercoledì. Aveva così parcheggiato l'auto in corso Cavour, ma non appena era sceso un ragazzo gli si era avvicinato e gli aveva intimato di consegnare le chiavi. Non una semplice rapina per avere l'auto, però. I carabinieri sostengono che il furto dell'auto fosse il modo più agevole per ottenere ciò che c'era nascosto dentro. Ovvero la piccola cassaforte installata nel baule di cui molti rappresentanti si dotano per evitare brutte sorprese. Quella mattina dentro la cassetta blindata sulla Volvo erano custoditi alcuni esemplari di diamanti per un valore di circa 100mila euro. Ecco cosa cercavano i due furfanti.

L'orafo già in passato era rimasto vittima di un'aggressione e stavolta non si è fatto sorprendere. Ha reagito alle minacce ma ha rimediato violenti pugni sulla testa. La collutazione però non è passata inosservata e alcuni testimoni sono riusciti a far intervenire la pattuglia dei carabinieri presente poco lontano. A partire dalla Volvo parcheggiata davanti alla Banca Popolare di Sondrio, mentre uno dei due riusciva a far perdere le tracce, è scattato l'inseguimento del 29enne centramericano. Il ragazzo, che era riuscito a strappare le chiavi al proprietario, alla fine è stato fermato per la prontezza di riflessi di un militare in servizio alla Banca d'Italia. Avendo notato la scena si era nascosto dietro un angolo e quando è stato il momento ha bloccato il fuggitivo. Dopo aver calmato la sua furia di calci e pugni (avrebbe persino tentato di disarmare il soldato rubandogli il mitra) è stato arrestato e trasferito in carcere. L'accusa per lui è di tentata rapina pluriaggravata e resistenza con lesioni a pubblico ufficiale.

A breve scatteranno le manette anche al complice. Indispensabili, oltre alle testimonianze dei passanti, anche i filmati di videosorveglianza della banca e del quartiere. Dalla coppia in manette potrebbero partire poi tutti gli accertamenti per risalire all'esatto organigramma della banda.

Dal nuovo comandante generale dell’Arma dei carabinieri, generale Tullio Del Sette, è giunto un apprezzamento ai tre militari che hanno eseguito l’arresto, ai quali è stato concesso anche un simbolico contributo in denaro.

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