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Cronaca Centro storico / Piazza dei Signori

Verona, la Comunità non basta. Serve l'Unione montana di 4 Comuni

In montagna c'è bisogno di "coordinare funzioni e servizi per ridurre costi di gestione e migliorare l'offerta ai cittadini". Patto per l'Alta Lessinia tra Erbezzo, Bosco, Selva di Progno e Badia Calavena

"Coordinare funzioni e servizi per ridurre costi di gestione e migliorare l'offerta ai cittadini". Questa l'intenzione con cui in Provincia è nato il progetto “Unione montana”. Qualcosa che potrebbe rimandare alla tanto vituperata Comunità montana, bersaglio di inchieste giudiziarie, almeno in Lessinia, e giornalistiche, su presunti sprechi e priviliegi di soldi pubblici. La nuova "unione" nasce in seno all'ente montano, ma ne ridefinisce gli ambiti territoriali. In Lessinia ne fanno parte 18 comuni eterogenei e proprio nelle amministrazioni di Selva di Progno, Badia Calavena, Bosco Chiesanuova e Erbezzo si è sentita l'esigenza di un nuovo organismo di gestione. Nelle intenzioni di sindaci e assessori provinciali, c'è l'operazione che consente di avere una realtà più snella rispondente alle odierne esigenze di semplificazione e spending review. I quattro Comuni dell'Unione, tre dei quali rappresentano il 74% del territorio del Parco naturale regionale della Lessinia, si candidano alla gestione dell'ente.

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“L'iniziativa - spiega l'assessore alle Politiche montane, Giuliano Zigiotto - ha come obiettivo la valorizzazione delle risorse finanziarie e umane che la montagna veronese possiede: sono certo che sia questa la migliore strada da percorrere per salvare e valorizzare la montagna. Gli amministratori, in tempi di difficoltà economico finanziaria, vogliono dare maggiori certezze ai loro cittadini per l'erogazione dei servizi e vogliono sfruttare efficacemente i sempre minori trasferimenti dello Stato. Mi auguro che la Regione del Veneto comprenda, e di conseguenza sostenga, lo spirito della futura Unione montana”.

DA BOSCO - “Costituire una nuova Comunità montana dell'Alta Lessinia che sia riconosciuta come vero territorio montano. Questa la richiesta a Regione e Provincia - spiega il vicesindaco di Bosco Chiesanuova, Claudio Melotti -. Sono due i requisiti necessari, secondo la legge regionale, per avanzare tale domanda: deve esserci una continuità territoriale ed è obbligatorio che si formi un ambito di almeno 5mila abitanti. I quattro Comuni sono geograficamente omogenei  e superano i 7mila abitanti: hanno insomma le carte in regola per essere riconosciuti come Unione montana. L'Unione si candida alla gestione di tutto il Parco Naturale. La speranza è che la Regione del Veneto sappia ascoltare le istanze che arrivano dal territorio e faccia una scelta chiara in tempi rapidi”.

DA ERBEZZO - L'unione, come intende il nome, fa la forza, anche dopo tutte le polemiche nate sulle Comunità montane. Il sindaco di Erbezzo, Lucio Campedelli ne è convinto: “Il nostro obiettivo è rompere gli indugi, riorganizzare gli strumenti gestionali della montagna, ripensare gli interessi del luogo. Dopo diverse riunioni tra noi e dopo aver sentito la popolazione, abbiamo deciso di unirci per divenire nuovamente protagonisti del territorio. Il progetto che vogliamo realizzare ci porterà subito a qualche rinuncia, ma potremmo coglierne i risultati in futuro. L' interesse principale sono gli abitanti che dall'Unione Montana non dovranno percepire alcun fattore di negatività, anzi i presidi comunali rimarranno tali così da essere un riferimento certo e vicino. La nostra aspirazione è ridare vita alle montagne con uno sguardo aperto verso il futuro”.

DA SELVA DI PROGNO - Spiega Aldo Gugole, sindaco di Selva di Progno: “La nostra montagna ha molti bisogni e tante carenze: il territorio è infatti troppo vasto rispetto al numero di abitanti e le situazioni organizzative sono troppo complesse e difficili da gestire. Attraverso l'Unione montana sarà più semplice amministrare e valorizzare il territorio. Noi ci siamo impegnati fortemente in tale direzione perchè lo dobbiamo a noi stessi e alla nostra gente: non possiamo accettare supinamente le decisioni di persone che non abitano qui e purtroppo non riconoscono i reali bisogni della montagna”.

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