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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Monteforte d'Alpone / Via dell'Artigianato

Don Mario fa la predica a chi vuole chiudere la presunta moschea. Comencini: "Vada a fare l'imam"

Il prete di Monteforte difende il principio costituzionale della libertà di culto, secondo Progetto Nazionale si tratta invece solo di far rispettare le regole. Dure le accuse del coordinatore dei Giovani Padani

Don Mario Costalunga, nel corso della predica, ha bacchettato chi ha firmato lo stop ai lavori al centro islamico di via dell’Artigianato a Monteforte perché secondo lui è un atto contrario ai principi costituzionali. Infatti il parroco ha riportato l’articolo 19 che prevede la libertà di culto e ha affermato la sua duplice adesione al Vangelo e alla Costituzione italiana. Quando è necessario, secondo il prete, il principio della sovranità popolare è un diritto come nel caso della chiusura dell’edificio postale.

Come si legge sulle pagine de L’Arena, alla frase “ogni cristiano è anche un buon cittadino” che allude all’incoerenza di chi dopo messa firma la petizione, il coordinatore del circolo Valdapone di Progetto Nazionale Alberto Speri ha risposto con toni duri. Non è messa in discussione tanto la libertà di culto quanto la mancanza di rispetto delle regole: non si vuole infatti che nel veronese si vengano a creare punti di raccolta non controllata di persone che non sono compatibili con le attività già esistenti. E inoltre la richiesta di chiusura è stata avanzata dopo che sono emerse delle irregolarità.

Non è stata quindi gradita l’interferenza del parroco nella politica locale. Si riporta di seguito la dichiarazione di Vito Comencini, Coordinatore Provinciale del Movimento Giovani Padani di Verona, che si è sentito offeso dalle allusioni di Don Mario:

La parola coerenza il parroco non l'ha mai scomodata nel corso delle prediche festive, ma ha comunque fatto notare quella che secondo lui sarebbe stata una successione temporale singolare, «di chi è venuto a messa e poi, fuori dalla chiesa, è andato a firmare contro la cosiddetta moschea». Speri, però, non ci sta: «Sono tre domeniche che poco o tanto si fa riferimento alla petizione: il parroco è un giusto punto di riferimento, ma la politica va lasciata fuori». «Mi infastidisce che sia stata creata una relazione tra messa e petizione: la chiesa è la casa di tutti e le firme non c'entrano niente perché chiunque poteva firmare a prescindere. Lo ribadisco, nessuno si è mai sognato di contestare la libertà di culto». Con la seguente intendo rispondere alle sciocche ed ignoranti dichiarazioni del parroco di Monteforte D'Alpone monsignor Mario Costalunga nei confronti dei cittadini che hanno firmato la petizione della Lega Nord contro la costruzione di una moschea a Monteforte. Credo che dette affermazioni dimostrino innanzitutto una certa arroganza e superbia, da parte di chi invece di insegnare correttamente la dottrina cattolica, si preoccupa di dare lezioni di diritto costituzionale. Ciò che è evidente però in realtà è che il monsignore non conosce e ha letto velocemente la Costituzione Italiana, ma è semplicemente ricco della presunzione di chi vorrebbe conoscerla ed insegnarla. La Costituzione infatti all'art.8 comma 2 dice che "Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano" e al comma 3 "i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze". Ebbene la comunità islamica in Italia ed in particolar modo l'Unione delle Comunità Islamiche d'Italia non ha mai stipulato alcuna intesa con lo Stato Italiano, perché evidentemente non riconosce né la laicità dello Stato, né la libertà di culto delle altre religioni, né tanto meno lo Stato Italiano in sè. Questa ignoranza di Don Mario ci preoccupa e per questo come Movimento Giovani Padani gli consegneremo una copia della Costituzione Italiana affinché possa venire a conoscenza di ciò che realmente c'è scritto. Inoltre lo invitiamo a dimostrare rispetto per tutti i cristiani perseguitati nel mondo dal fondamentalismo islamico, la gente che viene ammazzata e le chiese che vengono bruciate o trasformate in stalle in Libia, in Iraq, in Nigeria ecc.. Ci sono sacerdoti e vescovi che là resistono sul campo difendendo la propria fede anche a costo della vita. Si tratta di soldati di cristo che hanno innanzitutto a cuore il destino dei propri fedeli e non di chi vorrebbe venire a casa nostra a comandare, distruggendo le nostre tradizioni, la nostra cultura e la nostra religione. Il monsignore in questione invece preferisce farsi beffa delle preoccupazioni dei propri fedeli, rimproverandoli dal proprio pulpito, per avere espresso con quelle firme la loro preoccupazione per le nostre terre da secoli abitate dai cristiani. Vada a vedersi il film "Cristiada" Don Mario ed impari dal coraggio e l'eroismo dei cristieros e poi se ha il coraggio si proponga come volontario per andare in Libia o in Iraq ad aiutare i cristiani là. Noi stiamo con i cittadini e con le loro preoccupazioni. Don Mario vada pure a fare l'imam se non si sente più una guida spirituale del cattolicesimo. 

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