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Cronaca Pescantina / Via Roma

Verona, minacce ed estorsioni per spolpare negozi e ristoranti: stroncata la banda in odore di camorra

Sfruttando le difficoltà causate dalla crisi economica, i quattro prendevano contatti con imprenditori veronesi per cedere quote della proprietà o subentrare nella gestione. Ordinavano merce per centinaia di migliaia di euro che non veniva pagata

Estorsioni, minacce, truffe, assegni scoperti e appropriazione indebita. Sono solo alcuni dei reati commessi dalla banda sgominata dai carabinieri di Peschiera e su cui aleggia l'ombra inquietante di un'associazione per delinquere che agiva secondo gli stilemi della mafia. O della camorra, per meglio dire. Perchè tre dei quattro arrestati durante l'operazione "I love you" hanno origini napoletane e la loro fedina penale parla chiaro, dato che già in passato erano stati coinvolti in loschi traffici e accusati di aver fatto parte di associazioni criminali. In manette negli scorsi giorni è finita una coppia di furfanti di 52 anni residenti a Pescantina, assieme al complice di 61 anni (un campano domiciliato a Padova) e a un 59 anni, residente ad Abbiategrasso (Milano). Secondo i carabinieri coordinati dal capitano Francesco Milardi, la banda era stata costituita per colpire in una delle province più ricche del Veneto e d'Italia.

IL METODO MAFIOSO - Sfruttando le difficoltà causate dalla crisi economica, i quattro prendevano contatti con imprenditori veronesi e titolari di negozi e locali per cedere quote della proprietà o per subentrare nella gestione. Peccato che fosse uno stratagemma per "entrare" e spolpare le attività. Le svuotavano di ogni bene (nei locali sparivano addirittura le sedie) e al contempo ordinavano grandi quantità di merci che poi, regolarmente, non venivano pagate. A questo servivano assegni falsi o scoperti. Ma una volta che i fornitori, dopo aver consegnato, andavano in banca per riscuotere l'assegno era ormai troppo tardi: i furfanti si erano già volatilizzati. Sono quattro, per ora, i casi accertati dai carabinieri e avvenuti a Pescantina, Verona e Sona in ristoranti, negozi d'abbigliamento e gioiellerie. La truffa però si accompagnava molto spesso anche all'estorsione e alle minacce con armi. Per questo viene ipotizzato anche il metodo "mafioso". Perchè i quattro si erano addirittura spartiti compiti specifici: chi si fingeva commercialista al titolare di un'attività, un altro diceva di essere avvocato. Alla fine subentravano nella gestione e svaligiavano magazzini merci e casseforti. E se qualcuno osava metter bocca nei loro affari veniva minacciato con le pistole. Il loro gioco è durato fino a quando non è arrivata una prima segnalazione a Pescantina.

"Qui da noi la gente non ha sentimenti di omertà - spiega Milardi, comandante dei carabinieri di Peschiera -. Dalla testimonianza del primo imprenditore che si è rivolto a noi abbiamo ricostruito i movimenti, i ruoli e le truffe della banda, composta da quattro capi e diversi complici, nullatenenti, che venivano impiegati come prestanomi nelle attività di cui avevano preso possesso. In pratica il loro modus operandi era quello di subentrare negli affari, spolpare le attività e poi darsela a gambe lasciando fatture insolute e vecchi proprietari senza affitto e nemmeno più un locale. In alcuni casi abbiamo scoperto che avevano assunto personale dipendente a cui non corrispondevano la paga mensile. Appena questi si lamentavano venivano letteralmente sbattuti fuori". I quattro sono tutti finiti in carcere (due a Montorio, uno a Padova e uno a Milano) mentre sono scattate le denunce per i fiancheggiatori. I carabinieri hanno stimato che le truffe perpetrate con assegni fasulli avrebbe totalizzato merce per 100mila euro. Nel caso delle gioiellerie invece avevano invece richiesto 250mila euro di preziosi.

"Con questa nuova operazione ribadiamo due cose collegate tra loro - conclude Milardi -. La prima è che chi intende avviare carriere criminali deve fare i conti con il sentimento per nulla omertoso dei veronesi. La seconda è che denunciare soprusi e atteggiamenti minacciosi serve sempre". L'ultima operazione ne è la prova.

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