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Cronaca Bardolino / Via Roma

Verona, maxi multa da 841 euro al motociclista ma sono due poliziotti a finire nei guai

In sella senza il casco era stato affiancato da un'auto guidata da un agente della Stradale che aveva chiamato un collega e aveva accompagnato il centauro, commerciante sul Garda, in caserma. La Procura: falsi verbali

Falso ideologico e abuso d’ufficio. Questa l’accusa con la quale la Procura di Verona ha trascinato in tribunale due agenti della polizia stradale di Bardolino. Secondo le ricostruzioni del pm, la coppia avrebbe compilato verbali fasulli e avrebbe comminato una maxi sanzione da 841 euro, con fermo amministrativo del mezzo per 60 giorni e decurtazione di 22 punti della patente. A testimoniare la vicenda davanti ai giudice Sandro Sperandio è stato un motociclista, presunta vittima del raggiro avvenuto il 22 maggio di sei anni fa.

L’uomo, commerciante a Bardolino, ha raccontato che quel giorno era andato a recuperare la due ruote dal meccanico, verso le 13. Non aveva con se’ il casco ma decise di percorrere ugualmente i pochi metri che separavano l’officina dalla sua abitazione. Non ebbe fortuna: poco dopo gli si affiancò un’auto “civile” da cui scese un uomo in pantaloncini e maglietta che si presentò come agente di polizia stradale. Come spiega il Corriere Veneto, durante la ricostruzione il motociclista ammise che

“Mi disse che mi aveva visto guidare spericolatamente e chiamò, credo in centrale, per chiedere l'invio di una pattuglia. Ricordo la seguente frase: ‘Venite che ho qui un fenomeno’ ”

Da li’ per il centauro cominciarono i problemi: passato l’alcoltest, venne accompagnato negli uffici di polizia per il verbale. Il documento venne firamto dall’agente che lo aveva fermato e da quello intervenuto a supporto. Venne contestata la “guida spericolata” dell’aver sorpassato una colonna di auto vicino ad un incrocio e la targa non in regola. Il motociclista fece così ricorso: si recò dal giudice di pace che a sua volta trasmise gli atti alla Procura per il sospetto di falso in atto pubblico. Ad incastrare i due agenti, secondo l’accusa, sarebbero gli orari riportati su carta: erano state indicate le 13e10, nonostante non fossero ancora tornati in caserma.

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