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Cronaca Villafranca di Verona / Via Roma

Verona, "Italia senza futuro, vado all'estero": storie di 4 veronesi che ce l'hanno fatta

Le testimonianze di chi ha dato una svolta alla propria vita, trovando amore e fortuna in terra straniera: dalla Norvegia alla Germania, fino alla Spagna e al Sudamerica. Tutti concordi: "Le cose funzionano bene, restiamo qui"

Quattro storie di speranza, di lavoro, di aspirazione, di sogni e futuro. Protagonisti sono i giovani veronesi che hanno scelto di passare la loro vita all'estero. Con l'Italia che va a fondo loro hanno scelto di restare a galla e nuotare altrove. Son quattro i giovani che con famiglia o pochi legami si son decisi a tentare una nuova esistenza in terra straniera. Le racconta l'Arena, spiegando come oggi sia più facile tenere i contatti con la terra di origine, grazie alla capillarità dei mezzi di trasporto e ad internet. A rendere più facile gli spostamenti, per gli studenti, anche l'università stessa, che mette a disposizione programmi di studio all'estero e anche inserimento lavorativo. Non è raro, ormai, trovare studenti veronesi che dopo il periodo di tirocinio (solitamente sei mesi-un anno per l'Erasmus e fino a tre anni per il dottorato) scelgono di laurearsi in Italia e poi ripartire. Le università che ospitano mettono a disposizione borse di studio più "importanti" in termini di denaro e ambientandosi un po' un lavoro lo si trova.

IN AUSTRIA E GERMANIA - A testimoniarlo, sulle pagine del quotidiano locale, è Stefano Gaburro, 32enne originario di Castel d'Azzano, rappresentante di prodotti per la ricerca che ha scelto di vivere in Germania, a Eberswalde. Racconta degli stipendi (più alti), dei servizi (più efficienti), del sistema sanitario (che funziona), della capitale, Berlino, dove la vivibilità è incredibile (per un italiano). Partito nel 2006 per un dottorato a Innsbruck, dopo la laurea in Biologia a Padova, ha conosciuto la donna della sua vita e ci ha fatto un figlio, che ora ha tre anni. Ora lavora per l'azienda alla quale ordinava i prodotti che usava lui stesso in laboratorio.

"E' andata bene, confessa. Due giorni la settimana e il week end sono a casa e posso dedicarmi alla famiglia".

IN NORVEGIA - Felice è anche Claudia Ciresola, 38 anni, di Villafranca di Verona. E' impiegata commerciale per una multinazionale tedesca, a Tønsberg, in Norvegia. Ha conosciuto il suo futuro marito durante il periodo d Erasmus a Trondheim, nel 1999. In un primo momento, dopo il matrimonio de 2005, hanno deciso di vivere nel Veronese, ma ben presto si son resi conto che l'orario lavorativo non permetteva di godersi la famiglia e il figlio, appena nato. Eirik, il marito, decise così di tornare in Norvegia nel 2008 e aprire la strada al futuro della sua famiglia. Dopo alcuni mesi Claudia, laureata in Sociologia a Trento e un impiego nella formazione, lo raggiunse per stabilirsi laggiù. Nel frattempo era rimasta incinta del secondo figlio, che ora ha cittadinanza norvegese. Per lei non è stato facile, almeno i primi tempi. A spaventarla era l'idea di aver abbandonato tutto. Poi, tra corsi di lingua e i figli, è riuscita ad "integrarsi".

"Nell´autunno 2010 ho cominciato a cercare lavoro, dopo 15 giorni avevo un contratto a tempo determinato, dopo sei mesi indeterminato".

Dalla Norvegia racconta come vanno le cose:  assegni statali per ogni figlio fino a 18 anni, orari di scuole e asili su misura dei genitori occupati, orari di lavoro dalle 8 alle 16 e il congedo parentale per mamme e papà.

SUDAMERICA - E' in Messico e non pensa troppo a tornare in Italia Simone Sandrini, 38 anni, tecnico elettronico. Abita a Gomez Palacio con la moglie e due bambine, grazie alle quali ha imparato lo spagnolo e si è inserito dopo le difficoltà iniziali. Non è laureato, ma "solo" diplomato in elettronica all'Istituto tecnico industriale di Villafranca. Dopo la scuola ha trovato lavoro in città per una ditta di macchine industriali. E quando i programmi aziendali miravano all'espansione in Sudamerica lui ha accettato d'istinto di trasferirsi in Messico.

VIVERE IN SPAGNA - La storia di Andrea Tommasini si sviluppa invece in Spagna. Andrea, 34 anni di Lugagnano è a Barcellona e lavora per l'ufficio stampa di una casa editrice locale. Il suo curriculum ha previsto l'Erasmus e un dottorato in Argentina, a Buenos Aires. Ha scelto di avvicinarsi all'Italia, trasferirsi nella capitale della Catalogna e tentare un master nel 2006. La sua sintesi?

"La qualità della vita è ottima, l´offerta culturale buona e l´auto inutile".

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