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Cronaca Via Verona

Verona, si fingevano poliziotti per truffare automobilisti in A4: in tre prendono 21 anni di carcere

Viaggiavano a bordo di auto simili a quelle delle Forze dell’ordine e, dopo essersi qualificati come agenti, esibivano alle vittime falsi distintivi per farsi consegnare, durante il "controllo", documenti e denaro

Erano stati arrestati a fine aprile dopo numerosi colpi messi a segno. Truffe, ai danni degli automobilisti sulla A4, attraverso una tecnica collaudata e che prevedeva, tra l’altro, di fingersi poliziotti. Nel corso dei mesi avevano totalizzato oltre 10mila euro e 10mila franchi svizzeri. Ma il gioco dei tre agenti fasulli si è rotto dopo un po’ e nelle scorse ore sono comparsi davanti al giudice che li ha condannati a sette anni di carcere. Le indagini della (vera) polizia hanno ricondotto i colpi nei territori bergamaschi, a Lavagno, Castelnuovo ma anche a Montebello e Montecchio (Vicenza). Il momento dell’arresto fu a dir poco drammatico: a fine aprile 2013 vennero intercettati da una pattuglia della polizia stradale vicentina e un agente rischiò grosso perché l’Alfa Romeo 156 dei truffatori lo travolse e fuggì in direzione Brescia, sfondando anche la sbarra del casello di Rovato. Come spiega L'Arena, vennero poi fermati e arrestati: in manette finirono tre cittadini iraniani, di 23, 26 e 42 anni mentre nei guai anche altri due, ritenuti complici, ma non imputati nel processo di mercoledì. Gli investigatori trovarono contanti, documenti falsi e le due Alfa Romeo (una 156 e una 159) con le quali si muovevano sulla A4.

Le rapine agli automobilisti erano effettuate dalla banda che imperversava in tutto il nord d’Italia. Nell’ambito delle indagini, la Polstrada di Verona Sud aveva accertato che i falsi poliziotti viaggiavano a bordo di auto simili a quelle in uso alle Forze dell’ordine e, dopo essersi qualificati come agenti di polizia o carabinieri, esibivano alle vittime in transito lungo la rete autostradale falsi distintivi per farsi poi consegnare, durante il "controllo", documenti e denaro. Una volta in possesso delle banconote, col pretesto di verificarne l’autenticità, si allontanavano per poi dileguarsi con il denaro e le chiavi del veicolo delle vittime. Le azioni erano sempre compiute con il supporto di una vettura civetta che segnalava l’arrivo di vere pattuglie della polizia stradale.

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