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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Via del Fante

Verona, farmaci nel biberon del piccolo, 37enne patteggia 23 mesi dal giudice. "Fu un'errore"

Una leggerezza per l'uomo che, ospitato da una famiglia di amici, assunse psicofarmaci di cui era dipendente diluendoli nel bicchierino che usava il bimbo. Anche la figlia di tre mesi accusò malesseri. E i genitori finirono nei guai

Era finito nei guai perché sospettato di aver intossicato con gocce di calmanti i figlioletti di una coppia di amici durante una cena. Un sospetto che per il 37enne si era tradotto in un’accusa di tentato omicidi e violenza privata, poi derubricata in lesioni e cessione di sostanze stupefacenti. Giovedì scorso ha patteggiato un anno e 11 mesi, beneficiando della sospensione della pena. Dovrà pagare una multa di 6mila euro. Da tempo l’uomo assumeva psicofarmaci per combattere il profondo stato di crisi personale in cui era piombato dopo aver perso il lavoro. Quella sera del settembre 2012 era stato invitato a casa di una coppia di amici. La ricostruzione di ciò che ne seguì è riportata da L’Arena.

L’uomo aveva già assunto una dose di calmanti e altre ne aveva con sè. Le avrebbe ingoiate tramite gocce, diluendole nel bicchiere-biberon del piccolo di un anno e 5 mesi. Poi si sarebbe avvicinato all’altra figlia, una piccola di tre mesi, che subito aveva cominciato ad accusare malesseri. Venne così portata al pronto soccorso. Fortunatamente le conseguenze furono molto lievi. Il giorno dopo toccò al bimbo che bevve dal bicchierino in cui, evidentemente, erano rimasti residui dei farmaci. Anche in quel caso furono necessarie alcune ore perché si riprendesse totalmente dal malessere.

Tuttavia cominciò per la famiglia tutta una serie di problemi. I calmanti vennero individuati dalle analisi mediche e si sospettò che fossero stati i genitori a darli ai piccoli. Partirono indagini dal Tribunale dei minori per monitorare i loro comportamenti. La madre però, ricordandosi della visita di poche ore prima e la strana coincidenza, chiese spiegazioni all’amico e riuscì a ricostruire la vicenda. Si cercò così di accertare lo stato mentale del 37enne in tribunale. Lui dichiarò più volte che non si ricordava nulla di quanto successo e anche lo psichiatra chiamato dal giudice sostenne che la capacità di intendere e di volere dell’imputato, al momento dei fatti, era gravemente condizionata dall’abuso di psicofarmaci. Ora è in cura da uno psichiatra.

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