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Cronaca Stadio / Via Luigi Negrelli

Verona, Fabio Testi patteggia per la finta paletta della polizia esposta sul Suv: "Processo esagerato"

Il fatto risale al 13 novembre 2012, quando, verso mezzogiorno, due vigilasse in servizio avevano notato il Suv parcheggiato sulle strisce pedonali su via Negrelli, vicino all’incrocio con via Albere. Lui: "Deluso, starò lontano da Verona"

Una paletta della polizia esposta sul cruscotto del Suv Mercedes gli ha causato (tanti guai). Per risolverli l’attore veronese Fabio Testi ha scelto la strada meno onerosa e lunga, quella del patteggiamento. Cinque mesi e 15 giorni è la pena comminata dal giudice per il reato di “possesso di segni distintivi contraffatti”. Secondo lo stesso attore, tuttavia, la sentenza sarebbe a dir poco esagerata. Invece ha dovuto subire “processo” e tutta la trafila giudiziaria.

Il fatto risale al 13 novembre 2012, quando, verso mezzogiorno, due vigilasse in servizio avevano notato il Suv parcheggiato sulle strisce pedonali su via Negrelli, vicino all’incrocio con via Albere. Sul parabrezza era stata esposta una paletta normalmente in dotazione gli agenti di polizia. Mentre una compilava il verbale, l’altra si era occupata di chiamare la questura per chiedere conto del mezzo in zona rimozione. Così si era svelato il “mistero”, come spiega il Corriere Veneto,

«Quella finta paletta del 113? Non l'avevo appositamente esposta sul parabrezza per lasciare l'auto in sosta vietata. Ero reduce da un film con Virna Lisi ambientato in questura, per questo avevo ancora con me quella paletta. Non certo per aggirare le regole e i regolamenti...», si difende l'attore, che rivela come «quel giorno non stavo neppure bene: alla mia "veneranda" età (è nato nel '41, ndr), infatti, avevo appena subìto un intervento all'anca all'ospedale di Negrar e con me non avevo le stampelle: zoppicavo ma mi dovevo recare a un appuntamento urgente con il mio avvocato, quindi non riuscendo a camminare bene avevo lasciato la mia auto in sosta il più vicino possibile allo studio legale. Tutto qui...».

Quando era ritornato alla sua auto, Testi aveva cercato di spiegare le sue ragioni, e per farlo aveva anche passato al telefono un “amico” ex poliziotto dell’Antidroga di Roma a vigili e agenti veronesi. Solo per testimoniare che non c’era alcuna intenzione di infrangere la legge, avrebbe spiegato. L’attore veronese, nato a Peschiera 73 anni fa e che da anni vive anche in Spagna, spiega infine la delusione nell’essere stato punito così duramente nella sua città. Riporta il quotidiano locale:

a quando un suo rientro a Verona? «Non lo so, ma credo che ci tornerò sempre meno perché questa storia mi ha lasciato davvero tanta amarezza... Mi è costata molto economicamente, mi ha anche deluso il comportamento dei poliziotti che io invece, nei miei film, ho sempre esaltato e trattato da eroi... In ogni caso, quando ricomparirò a Verona cercherò di farlo in bici, non più in auto». E magari senza nulla sul cruscotto.

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