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Cronaca Brenzone / Via Castelletto

Verona, delitto dell'ex pornodiva Giacomini: "Quell'uomo è totalmente incapace di intendere e volere"

È il risultato della perizia psichiatrica disposta dal Tribunale di Vicenza su Franco Mossoni, il 55enne bresciano accusato dell’omicidio volontario della 40enne padovana che in arte si faceva chiamare Ginevra Hollander

“Totalmente capace di intendere e di volere”. È il risultato della perizia psichiatrica disposta dal Tribunale di Vicenza su Franco Mossoni, il 55enne bresciano accusato dell’omicidio volontario di Federica Giacomini, pornodiva che nell’industria dei film hard si faceva chiamare Ginevra Hollander. Il test sull’uomo si riferisce ai fatti del 14 febbraio scorso, quando aveva “assaltato”, con una pistola giocattolo e travestito da Rambo, le sale del Pronto soccorso dell’ospedale berico “San Bortolo”. Inevitabili, dunque, le ripercussioni sul caso della morte della donna originaria del Padovano. L’avvocato di Mossoni ha infatti annunciato che si profilerebbe un verdetto di non prevedibilità per “vizio di mente”. Ma dalla perizia emerge anche che il 55enne bresciano, ex compagno e convivente per anni della Giacomini, sarebbe socialmente pericoloso e comunque in grado di affrontare il processo a suo carico. È accusato anche di occultamento di cadavere. Il corpo della pornostar era stato ritrovato dentro una cassa di plastica blu nel fondo del lago di Garda, in località Castelletto di Brenzone.

"VIOLENTO E DISTURBATO", L'EX DI FEDERICA SI ERA FINTO BIOLOGO SUL GARDA

Intanto sarebbe scattata una nuova ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Verona, Rita Caccamo. Secondo il magistrato non ci sarebbero dubbi sulla responsabilità di Mossoni sull’orrenda fine della pornodiva. Alla base del gesto ci sarebbe infatti il “deterioramento dei rapporti affettivi e di convivenza” con la donna. Sull’instabilità dell’uomo rientrano anche altri episodi più o meno violenti, come le minacce verso una dipendente dell’ufficio postale di Verona che si era rifiutata di assegnare un vaglia inviato alla Giacomini dal marito separato e la restituzione della somma di denaro di caparra che la coppia aveva consegnato ai proprietari della casa che avevano affittato in Valpolicella.

IL CORPO IN UN SACCO DENTRO UNA CASSA DI PLASTICA: LA TRAGEDIA DI FEDERICA

Attualmente Mossoni è ristretto nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. Il giudice ha disposto la sua permanenza nella casa di cura per evitare che venga rimesso in libertà. Spiega l’avvocato Gerardo Milani, sulle pagine de L’Arena, che

«La nuova perizia psichiatrica è in linea con le altre cui era già stato sottoposto il mio assistito», ha detto l'avvocato di Mossoni, Milani, «in altre occasione era stato dichiarato seminfermo di mente, come all'epoca dell'omicidio di oltre trent'anni fa. La restrizione in Opg è stata disposta proprio perchè non venisse rimesso in libertà, ma se posso fare una valutazione ritengo che la detenzione in un ospedale psichiatrico sia veramente peggio che quella in un carcere ordinario. Quindi sarebbe sbagliato credere che la malattia mentale del mio assistito sia un trucco per evitare il carcere. Basti pensare che gli Opg s'era stabilito dovessero essere chiusi perchè al limite della costituzionalità. Il vero tema è che cosa si faccia per curare pazienti come questi, già dichiarati pericolosi socialmente, poi riammessi nella società, e quindi dichiarati di nuovo pericolosi».

L’indagine ora prosegue a Verona. Il fascicolo è stato trasferito dal Tribunale di Vicenza, provincia nella quale erano cominciate le indagini dopo la denuncia di sparizione di Federica. E i giudici scaligeri avrebbero già richiesto l’incidente probatorio con una nuova perizia psichiatrica. Mossoni non potrà affrontare un processo per minacce dopo l’irruzione al “San Bortolo”, dati i risultati dell’ultima analisi mentale, ma il processo che lo potrà vedere imputato è ora un altro. Per omicidio volontario.

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