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Verona, contratta sesso con una prostituta e viene multato. Poi si rivolge al giudice e vince il ricorso

Secondo il magistrato il regolamento di polizia urbana impone rispetto di norme non previste dalla legge: la vendita del proprio corpo non è reato e il Comune non può "disporre" della sessualità dei singoli

La vendita del proprio corpo non è reato e non si possono multare i clienti delle prostitute sulla base di un regolamento comunale. Questo perché la legge non vieta di contrattare il prezzo sulla strada. Per questo la multa all’automobilista è stata annullata e il Comune dovrà pagare le spese. Un duro colpo per Tosi e quell’articolo del regolamento comunale che tutela la sicurezza urbana da fenomeni di degrado. L’ordinanza del sindaco risale al 2009 del sindaco ma venne dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. Venne così inserita una norma specifica del regolamento di polizia urbana. Il giudice di pace ha però chiarito che tale regole non possono essere contrarie alla legge e soprattutto non possono ledere il principio di libertà (quando cioè incidono nella “sfera di singoli ponendo prescrizioni di comportamento, divieti, obblighi di fare e non fare” senza che ci siano situazioni “contenibili e urgenti”). In pratica non esiste legge che autorizza la polizia municipale a "disporre" della sessualità delle persone e non ne esiste nessuna che conceda all'amministrazione di "regolamentare la prostituzione".

In particolare all’automobilista fermato e multato venne contestato l’articolo 28-ter che recita che "in tutto il territorio comunale e in particolare nei quartieri periferici densamente abitati e lungo le principali strade che conducono al centro città è vietato contattare soggetti che esercitano l’attività di meretricio su strada o che per l’atteggiamento, ovvero per l’abbigliamento ovvero per le modalità comportamentali manifestano comunque l’intenzione di esercitare l’attività consistente in prestazioni sessuali; concordare con gli stessi prestazioni sessuali; assumere atteggiamenti, modalità comportamentali ovvero indossare abbigliamenti che manifestino inequivocabilmente l’intenzione di adescare o esercitare l’attività di meretricio, occupando gli spazi pubblici, in particolare i marciapiedi, non consentendone la fruizione o l’accesso".

A queste regole si era appoggiata la polizia municipale quando, a maggio 2013 fermò un automobilista che stava contrattando una prestazione. Due settimane dopo, spiega L’Arena, gli arrivò una multa da 516 euro. Si rivolse al suo avvocato che portò la contestazione davanti al giudice. Ora gli è stata data ragione.

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