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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Centro storico / Stradone San Fermo

Verona, in coma da 24 anni per un ictus: la città dice addio a Francesco Ederle

Colpito a 35 anni, è rimasto "addormentato" sul letto, immobile, fin dal 1989. Era uno degli eredi della nota famiglia di proprietari terrieri e immobiliari. La sua opera continua ora con i suoi due figli, ormai grandi

Un coma durato 24 anni, dopo aver subito un ictus. Francesco Ederle nel 1989, quando quel male lo colpì, di anni ne aveva 35. Si è spento qualche giorno fa, a 59 anni. Negli ultimi mesi il letto che lo ospitava è diventato quello del Centro per persone in stato vegetativo permanente di Marzana, dopo il lungo periodo in famiglia, nella sua casa, assistito dai cari. Una prima vita passata a lavorare come imprenditore, uno dei tanti eredi della nota famiglia di proprietari terrieri e immobiliari, dal centro città alle Torricelle, passando per il villaggio turistico “Tenuta delle Ripalte” sull’isola d’Elba. Ederle lascia la moglie Francesca, i figli ormai grandi Giovanni Mattia, 26 anni, e Camilla, 24. In una delle ultime foto che lo ritraggono cosciente e in forma Ederle compare con i bambini ancora piccoli in braccio. Il ricordo di Francesco lo fornisce sulle pagine del quotidiano L’Arena il fratello Andrea, medico.

“Mi sono sempre chiesto che senso abbia una sofferenza così lunga, di ventiquattro anni, come quella di Francesco ma in questo lungo periodo ho visto come ha combattuto lui e come i suoi familiari l'hanno assistito. Ho visto la nostra mamma Annamaria, scomparsa l'anno scorso a quasi cent'anni, stargli vicino tutti i giorni, anche nella sua casa in stradone San Fermo. È rimasta in vita così tanto a lungo per lui. La sua sofferenza ha cambiato tutti noi e si è trasformata in serenità”

A occuparsi degli affari di famiglia sono i due figli di Francesco, ora. Gestiscono il patrimonio di tenute agricole, l’agriturismo “San Mattia” e la Cantina vinicola che porta il loro cognome. Le strutture sono state ampliate, modernizzate. Ci si produce olio, vino e ci si allevano conigli, polli, oche e mucche. Sempre, comunque, nel solco tracciato dal papà, che aveva poco più della loro età quando ha preso in mano il suo destino. Loro, Camilla e Giovanni Mattia, hanno potuto riconoscere il padre solamente nei racconti di mamma e parenti vari. Raccontano che era un buon’uomo, semplice, legato alla terra e allo stesso tempo attivo d’idee per la tenuta in cui doveva svilupparsi l’agriturismo. Ora, come riporta il necrologio scelto dalla famiglia, Francesco “corre libero con i suoi cavalli nei pascoli del Signore”.

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