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Cronaca Centro storico / Piazza Brà

Verona, caso Report, il procuratore Schinaia: "Mi preoccupa... il caffè che bevo. Non apro inchieste"

"Una cosa sono i sospetti, le voci, le ipotesi o le dicerie. Altra importanzace l'hanno i fatti concreti. La mia è una Procura che agisce, indaga e interviene sulla base dei fatti concreti, non delle semplici parole"

A domanda precisa risponde rilassato e con ironia: “La puntata di Report? Certo che l'ho vista e infatti mi sono molto preoccupato per la qualità del caffé che beviamo…”. Il procuratore capo di Verona, Mario Giulio Schinaia, interpellato dal Corriere Veneto, con una battuta cerca di sdrammatizzare quanto andato in onda sulla trasmissione tv “Report” di Rai3. Nella prima puntata della nuova stagione del contenitore di inchieste giornalistiche, è passato il “caso Verona”, trattando di presunti contatti tra la malavita calabrese, il sindaco Flavio Tosi e altri politici, di altrettanto presunti video hard tenuti nascosti per ricatto, di querele e di appalti. Il servizio sull’amministrazione comunale scaligera è arrivato dopo quello principale sul commercio e il consumo di caffè in Italia. Ma a conti fatti l’attesissima inchiesta “contro Tosi” faceva la parte del leone.

PRESUNTI VIDEO HARD E CONVERSAZIONI NASCOSTE: REPORT CONTRO TOSI

Come era facile prevedere, all’indomani si sono scatenate polemiche su polemiche, richieste di “chiarezza” e “dimissioni”, arrivando persino a chiedere lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiosi dopo l’eventuale riscontro in prefettura. Ma il procuratore Schinaia, a capo delle indagini penali su tutto il territorio provinciale, di aprire un’inchiesta sulla base delle “rivelazioni” di Report non ci pensa nemmeno. Come segnala il Corriere Veneto,

“ho visto la puntata dall'inizio alla fine proprio per rendermi conto in prima persona di cosa sarebbe effettivamente emerso su questo presunto "caso-Verona" e, il giorno dopo, posso dire di non aver sentito nulla di nuovo o di diverso rispetto a quanto era già a conoscenza di questa procura». Immediata, la conseguenza tratta da Schinaia: «Al momento - dichiara - non ci sono elementi per aprire un'inchiesta su quanto è andato in onda».

Non si ferma comunque qui, il procuratore scaligero: «Una cosa sono i sospetti, le voci, le ipotesi o le dicerie; ben altra importanza, invece, è quella rivestita dai fatti concreti. E la mia - mette in chiaro Schinaia - è una procura che agisce, indaga e interviene sulla base dei fatti concreti, non delle semplici parole». Da cittadino, invece, che opinione si è fatto Schinaia rispetto ai contenuti di quel «famoso» servizio realizzato dal giornalista Ranucci? «A dire il vero, non ho sentito nulla di nuovo rispetto a quanto ci era già noto. Mi è sembrata un'inversione a U, un tornare indietro a cose già note e risapute. I fatti, quelli veri, sono una categoria ben diversa rispetto ai semplici e inconcludenti discorsi».

Schinaia ha poi precisato che i risvolti giudiziari, sempre che esistano i presupposti, hanno bisogno di tempo per arrivare. "Tutte le persone che sono apparse in trasmissione sono state già sentite da noi. Stiamo valutando i fenomeni e i discorsi emersi".

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