Verona, aveva fatto riparare l'auto costringendo i titolari dell'officina: chiesti sei anni per il maresciallo
Nei guai il sottufficiale dei carabinieri che è già stato sospeso dal servizio ed è ai domiciliari: secondo il pm avrebbe minacciato di far chiudere l'attività se non avessero acconsentito a sistemare il mezzo del padre
Rischia fino a sei anni di carcere il carabiniere che, secondo l’accusa, avrebbe costretto i titolari di un’officina a riparare l’auto del padre e un’altra di una persona a lui vicina. In tribunale sono però anche arrivate le accuse di abuso d’ufficio per “aver trattenuto” i proiettili sequestrati ad un indagato, oltre che quella di favoreggiamento personale perché, sempre secondo quanto ricostruito dal pm, avrebbe impedito i colleghi di un paese vicentino di rintracciare uno straniero residente a Zevio.
Il maresciallo, che ora è sospeso dal servizio e si trova ai domiciliari nella casa di famiglia, deve rispondere di una sfilza di reati ai quali ora si potrebbe aggiungere quella di truffa, nella quale sarebbe coinvolto anche il padre. E intanto potrebbe arrivare a pagare fino a 10mila euro a titolo di risarcimento danni nei confronti dell’officina. Questo almeno quanto chiede l’avvocato che tutela i titolari come provvisionale. Il carabiniere aveva già depositato un memoriale difensivo in cui si negavano tutti gli addebiti e in cui ha confessato che l’incidente in seguito a cui l’auto necessitava di riparazione era avvenuto per la perdita di controllo da parte del padre e non contro un camion frigo come riferito inizialmente all’assicurazione. La sua confessione, spiega L’Arena, avrebbe cercato di “ammorbidire” le accuse contro il maresciallo che all’epoca era di stanza a Zevio. È stata ipotizzata la concussione perchè avrebbe minacciato i titolari di far chiudere l'autorimessa. Il processo con relativa sentenza è stato rinviato a fine novembre.
