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Verona, attende otto anni per l'intervento chirurgico: ospedale condannato a risarcire danni

Odissea infinita per un architetto vicentino di 37 anni che si era rivolto alla struttura di Borgo Roma per curare una patologia dell'udito. Il giudice stabilisce che gli eccessivi tempi d'attesa hano leso un diritto primario

E ora le liste d’attesa degli ospedali finiscono in tribunale. E’ questo il caso che ha visto protagonista, suo malgrado, un architetto vicentino di 37 anni e l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona. L’uomo avrebbe aspettato più di otto anni per un intervento chirurgico che gli era stato consigliato da un luminare della medicina. Il Tribunale civile scaligero ha condannato così l’ospedale al risarcimento di 5mila euro per le lungaggini. Ora la sentenza del giudice Fernando Platania rischia di creare più di qualche precedente e mettere nei guai le aziende sanitarie.

L’architetto, residente ad Altavilla, si era rivolto ad uno specialista vicentino di patologie dell’udito che poi gli aveva girato i contatti del professor Vittorio Colletti, già direttore del reparto di otorinolaringoiatria dell’ospedale di Borgo Roma. Come spiega l’Arena, le visite mediche, andate per il meglio, avevano fatto da preambolo all’operazione chirurgica vera e propria. Era stato il professore, nel maggio 2002, a consigliare il 37enne sull’intervento. “Contatti l’ospedale e si metta in lista d’attesa”, gli avrebbe detto. Così andò ma il risultato arrivo anni e anni dopo. Il paziente, prima di farsi operare (con esito positivo) avrebbe dovuto attraversare un’odissea di carteggi, chiamate, fax, lamentele, visite di controllo private. Tanto, quasi da perdere ogni speranza. Solo nel dicembre 2010, dopo un’altro disagio dovuto ad un ricovero e alle successive dimissioni per un disguido ospedaliero, il giovane vicentino venne operato. Le visite di accertamento dopo l’intervento vennero eseguite dal medico, in uno studio privato. Così partì la richiesta danni, rigettata dagli avvocati dell’Azienda sanitaria. Secondo i legali se l’operazione era così urgente avrebbe potuto rivolgersi altrove. L’ultima parola ce l’ha avuta il giudice, che ha stabilito che la richiesta per la lista d’attesa avanzata dal professionista vicentino costituisce a tutti gli effetti un “contratto tra paziente e struttura sanitaria”. All’uomo inoltre sarebbe stato leso il diritto primario della salute, provocato da un danno, come spiega il quotidiano locale,

“provocato da una condotta omissiva dopo che era sorto il rapporto contrattuale”

Secondo il giudice, che si rifà alla delibera della Regione Veneto del marzo 2013, il tempo d’attesa “ragionevole” è stabilito in un anno per gli interventi non urgenti. Sforati quei tempi il ritardo è da risarcire.

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