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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Borgo Trento / Piazzale Aristide Stefani

Variante inglese, Iss: «Rafforzare le misure». Crisanti: «Siamo nei guai, ora lockdown»

L'Istituto superiore di sanità chiede di «innalzare le misure in tutto il Paese» ed il prof. Crisanti avverte: «Servono lockdown stile Codogno». Perché la variante Uk fa così paura?

Nel documento dell'Istituto superiore di sanità denominato "Studio di prevalenza 4-5 febbraio 2021" che si riferisce alla cosidetta "variante inglese" del virus Sars-CoV-2, viene senza mezzi termini dichiarato che, considerata la «maggior trasmissibilità della variante studiata», sia oggi «prevedibile» che proprio la variante inglese «nelle prossime settimane diventi dominante nello scenario italiano ed europeo». Di qui una prima considerazione dell'Iss circa il fatto che in Italia la diffusione della variante inglese potrebbe avere «un impatto rilevante», a fronte del fatto che la campagna di vaccinazione delle persone più anziane è solamente ai suoi esordi. In secondo luogo, la diretta conseguenza che viene tratta nello studio è che risulti oggi «raccomandato» intervenire per «contenere e rallentare la diffusione della variante». In che modo? La risposta nel citato documento fornita dall'Istituto superiore di sanità è piuttosto netta: «Rafforzando/innalzando le misure in tutto il Paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto».

In altri termini, il suggerimento dell'Iss è anzitutto di inasprire ovunque ed in via generale le restrizioni in Italia, differenziandole ulteriormente con maggiore severità nei luoghi dove la variante inglese stia già circolando di più e, infine, in assoluto non allentare minimamente in alcuna Regione le attuali disposizioni vigenti per la lotta contro il virus. Insomma, un panorama tutt'altro che roseo, nei confronti del quale aumentanto in queste ore sempre più le voci di quanti si dicono propensi a inasprire le limitazioni volte al contenimento del contagio. Non solo Ricciardi, ma anche il professor Andrea Crisanti è tornato a parlare della variante inglese nelle scorse ore in un'intervista rilasciata a La Stampa nella quale il microbiologo invitava a riflettere sul fatto che «piuttosto di pensare a sciare e mangiare fuori, anche in Italia dovremmo decidere un lockdown come è stato un anno fa a Codogno». In estrema sintesi, secondo Crisanti la suddivisione in fasce, con le "zone rosse" ad oggi peraltro assenti, non sarebbe più sufficiente per gestire in Italia la pandemia.

Il professor Crisanti non si è affatto scomposto circa la mancata riapertura degli impianti sciistici, al contrario si è mostrato sorpreso di chi si aspettava potessero aprire: «Il 20% dei contagiati presenta la variante inglese e la percentuale è destinata ad aumentare. Bisognava fare il lockdown a dicembre, prevenendo tutto questo, mentre ora siamo nei guai. Va chiuso tutto e va lanciato un programma nazionale di monitoraggio delle varianti. Dove si trovano le varianti brasiliana e sudafricana servono lockdown stile Codogno, non le zone rosse che sono troppo morbide». Si tratta in realtà di affermazioni non nuove del professor Crisanti, il quale già a gennaio quando a livello regionale si attribuiva proprio alla variante inglese l'incremento dei casi positivi, il microbiologo aveva detto che se davvero la variante inglese stesse circolando nella nostra Regione, allora «bisognerebbe chiudere le strade di accesso al Veneto».

Ma perché la cosiddetta "variante inglese" preoccupa tanto? Il professor Andrea Crisanti lo aveva al tempo già spiegato e lo ha ribadito nella sua più recente intervista. Al momento non pare che la variante Uk sia resistente ai vaccini finora disponibili, ma il fatto che con la sua maggiore capacità di trasmissione possa tenere alto il livello di circolazione del virus nel nostro Paese ed altrove, rende statisticamente sempre più probabile il sorgere di nuove ipotetiche "varianti" del coronavirus Sars-CoV-2. E se si dovesse avere sfortuna, molta sfortuna, nulla può escludere che tra le nuove varianti ne sorga una che si riveli resistente agli attuali vaccini disponibili, il che significherebbe dopo oltre un anno di sforzi globali e restrizioni collettive, più o meno ritornare alla casella di partenza. Il professor Crisanti sintetizza il tutto con queste parole: «Il rischio attuale - spiega il microbiologo Andrea Crisanti - è la diffusione della variante inglese, che se non si ferma subito aumenterà di molto la circolazione del virus e di conseguenza il rischio ulteriore di altre varianti, tra cui alcune che potrebbero resistere ai vaccini».

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