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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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La variante inglese in Italia ha una prevalenza dell'86,7%, più alta in Veneto: lo studio dell'Iss

Dal 18 febbraio a marzo la prevalenza della variante inglese è passata dal 54% all'86,7%

Secondo un recente studio dell'Istituto superiore di sanità, in Italia al 18 marzo scorso la prevalenza della cosiddetta "variante inglese" del virus Sars-CoV-2 era dell'86,7%, con valori oscillanti tra le singole Regioni tra il 63,3% e il 100%. Per quella "brasiliana" la prevalenza era del 4,0% (0%-32,0%), mentre le altre monitorate sono sotto lo 0,5%. La stima, come detto, viene dalla nuova indagine rapida condotta dall’Iss e dal ministero della Salute, insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, che fa seguito a quelle diffuse nelle scorse settimane da cui era emersa una maggior trasmissibilità per la variante inglese del 37%.

Per l’indagine, spiega l'Iss in una nota, è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus, secondo le modalità descritte nella circolare del ministero della Salute dello scorso 17 marzo. Il campione richiesto è stato scelto dalle Regioni e Province autonome in maniera casuale fra i campioni positivi garantendo una certa rappresentatività geografica e se possibile per fasce di età diverse. In totale, hanno partecipato all’indagine le 21 Regioni e Province autonome e complessivamente 126 laboratori.

Tra le principali riflessioni emerse dallo studio, da segnalare la rilevazione della variante "lineage B.1.1.7", cioè la cosiddetta "inglese", nella totalità delle Regioni e Province autonome partecipanti. Un dato indicativo di una sua ampia diffusione sul territorio nazionale. La prevalenza nazionale della variante inglese, stimata nell'indagine rapida precedente che risale al 18 febbraio era pari a 54%, mentre ora è pari all'86.7%.

Per ciò che riguarda la variante "lineage P.1", cioè la cosiddetta "variante brasiliana", ha invece mantenuto una prevalenza pari al 4% (nella precedente era pari a 4.3%). Tuttavia, nell’indagine precedente era stata segnalata in Umbria, Toscana e Lazio, mentre nell’indagine del 18 marzo la "brasiliana" risulta anche in Emilia-Romagna e, in diminuzione nel numero totale in Umbria, ma in aumento invece nel Lazio. 

Per quanto riguarda la singola Regione Veneto, dai dati emersi nello studio si ricava che la variante inglese ha nella nostra Regione una prevalenza pari all'88,5%, quindi lievemente maggiore rispetto a quella nazionale. Al contrario, per quel che riguarda la variante brasiliana in Veneto la prevalenza si attesta a quota 1,3%, dunque ad un livello inferiore rispetto al 4% indicato su scala nazionale. Traendo alcune conclusioni dalla ricerca, l'Istituto superiore di sanità spiega: «Al fine di contenerne ed attenuarne l’impatto sulla circolazione e sui servizi sanitari è essenziale, mantenendo le misure di mitigazione in tutto il Paese nel contenere e ridurre la diffusione del virus Sars-CoV-2 mantenendo o riportando rapidamente i valori di Rt a valori <1 e l’incidenza a valori in grado di garantire la possibilità del sistematico tracciamento di tutti i casi».

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