La variante Delta del coronavirus in Italia è al 16,8%: niente più green pass con solo una dose di vaccino?
Al momento la certificazione verde può essere rilasciata dopo il quindicesimo giorno dalla prima somministrazione del vaccino anti Covid, ma le cose potrebbero cambiare
È ancora la variante Alfa, la cosiddetta "variante inglese", la più diffusa in Italia con una percentuale del 74,9% sul numero di casi. Tuttavia, sebbene i dati di giugno non siano ancora consolidati, l'Istituto Superiore di Sanità spiega che dalle prime segnalazioni di sequenziamenti eseguiti, si segnala un aumento, in percentuale, dei casi di variante Kappa e Delta, la cosiddetta "indiana" e un suo sottotipo, che passano dal 4,2% nel mese di maggio, al 16,8% del mese di giugno (dati estratti al 21 del mese).
Sono queste le prime segnalazioni delle ultime settimane, monitorate dal Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 dell’ISS, in attesa della flash survey che fotograferà la situazione nel nostro Paese poiché garantirà la rappresentatività del campione. «Dalla nostra sorveglianza epidemiologica – dice Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento Malattie Infettive dell’ISS – emerge un quadro in rapida evoluzione che conferma come anche nel nostro Paese, come nel resto d’Europa, la variante Delta del virus stia diventando prevalente. Con la prossima flash survey avremo una stima più precisa della prevalenza».
Nel frattempo il diffonderesi della variante Delta nel mondo, con particolare attenzione rivolta a quel che accade nel Regno Unito, potrebbe portare anche il nostro Paese a qualche ripensamento circa il "green pass", o per meglio dire la certificazione verde Covid-19, ovvero quel documento che ad oggi consente la libera circolazione, oltre alla partecipazione ad eventi pubblici o ai matrimoni e, in prospettiva, anche l'accesso per esempio alle discoteche una volta che dovessero riaprire. Ad essere rimessa in discussione potrebbe essere anzitutto la tempistica con la quale ancora oggi viene concessa la certificazione verde Covid-19, vale a dire dopo il quindicesimo giorno dalla somministrazione della prima dose di vaccino. Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, infatti, ha dichiarato in un'intervista a "24 Mattino" su Radio 24: «È verosimile che la variante Delta ci costringerà a rimodulare il green pass, rilasciandolo dopo la seconda dose di vaccino: ma è presto per dirlo, aspettiamo ancora i dati di una o due settimane».
Il ragionamento che si starebbe facendo in queste ore è infatti il seguente: la variante Delta del coronavirus, altrimenti detta variante indiana, ha dimostrato di essere più contagiosa e più "cattivella" negli effetti che produce, ma resterebbe comunque efficace ai fini dell'immunizzazione delle persone la doppia dose di vaccino. Insomma, chi ha ricevuto un ciclo completo vaccinale, ovvero o una somministrazione del vaccino monodose Janssen oppure le due somministrazioni degli altri vaccini ad oggi disponibili, risulterebbe comunque coperto anche contro la variante Delta. Il rischio è però che per le persone che abbiano ricevuto solo la prima dose di un vaccino e siano in attesa della seconda la copertura possa non essere efficace, e ciò nonostante al momento a queste persone può parimenti essere rilasciata la certificazione verde Covid-19 a partire dal quindicesimo giorno dopo la prima somministrazione.
Con le vacanze estive ormai entrate nel vivo e la riapertura delle discoteche che dovrebbe essere prossima, si comprende come qualche novità da parte del governo potrebbe essere introdotta. Tuttavia non nell'immediato, poiché la volontà dell'esecutivo parrebbe essere quella di attendere la prossima analisi di prevalenza del virus in Italia da parte dell'ISS e poi, eventualmente, modificare i tempi per il rilascio delle certificazioni verdi. In sostanza, se qualcosa dovesse cambiare, sarebbe in ipotesi a partire dalla settimana del 12 luglio prossimo, tra circa una quindicina di giorni.