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Ultras dell'Hellas assolti per il saluto fascista a Livorno: il Pm rinuncia al ricorso

A marzo era arrivata l'assoluzione per i quattro tifosi scaligeri incriminati per gli episodi del 3 dicembre 2011 e ad aprile il giudice aveva letto le motivazioni della sentenza

Alla fine, il pubblico ministero Giuseppe Rizzo ha dovuto gettare la spugna e arrendersi, rinunciando a ricorrere in appello contro i quattro tifosi dell'Hellas Verona che il 3 dicembre 2011 fecero il saluto romano, in occasione della partita tra i gialloblu e il Livorno allo stadio Picchi, e che vennero poi accusati di aver infranto la legge Mancino. Gli ultras a marzo vennero assolti dal giudice che fornì le motivazioni della sentenza in aprile. 
A dare la notizia è il giornale toscano Il Tirreno, che riporta alcune dichiarazioni giunte dalla procura, nelle quali viene ammesso che il reato contestato ai supporter "azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali", non poteva reggere. È quindi partita solamente una nota alla FIGC per segnalare l'episodio: "Il gesto dei tifosi scaligeri è una cosa preoccupante da un punto di vista sociale, ma il diritto è il diritto". 
Secondo la giurisprudenza che tocca la legge Mancino e l'incitazione all'odio razziale, si legge sempre sul Tirreno: "Una cosa è organizzare una manifestazione dove c'è finalità politica. Se, al contrario come in questo caso, avvengono in un contesto non politico, come una partita di calcio, non si configura come reato. Infatti per punire l’attività di proselitismo, il gesto deve servire a fare pubblicità, ma in questo caso non c'è pericolo di proselitismo. Perché il saluto era rivolto a gruppo in un contesto sportivo dove dall’altra parte c’erano persone di una ideologia opposta". 
Il comportamento tenuto dai tifosi scaligeri nell'occasione dunque non metterebbe "a repentaglio la democrazia e la Costituzione" e "non determina un pericolo concreto e attuale alla diffusione e alla pubblicazione di idee discriminatorie e violente che possano pubblicizzare un tentativo concreto di raccogliere adesioni a un progetto di ricostituzione del partito fascista"
Dalla procura toscana poi proseguono: "In ogni caso mancano in questo caso i limiti di applicazione. A nostro avviso si tratta di una sentenza conforme perché il contesto è di sport. E non si cambia idea politica per ciò che fa la curva"

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