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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

Virus: sugli anziani l'Istituto Superiore di Sanità dice le stesse cose di Giovanni Toti

Il tema della protezione degli "anziani" meriterebbe riflessioni e non polemiche politiche

Il presente articolo tutto vuole essere fuorché l'ennesima polemica. Ne avrebbe il diritto, anzitutto contro chi alimenta polemiche invece che ragionamenti. Ci concentreremo invece su una riflessione che, come avremo modo di spiegare poi, è già in ritardo nei tempi e avrebbe dovuto essere inaugurata almeno un mese addietro. Riguarda naturalmente le cosiddette persone anziane, ma più in generale i soggetti maggiormente esposti al rischio (vale anche per gli immunodepressi, ad esempio) di patire danni gravi alla propria salute o di perdere la vita una volta contratto il coronavirus Sars-CoV-2.

Le statistiche indicano che nella fascia di popolazione più anziana la Covid-19, cioè la patologia che può svilupparsi dal virus Sars-CoV-2, ha una mortalità maggiore. Il ministero della Salute scriveva lo scorso 22 luglio 2020, cioè analizzando i dati della prima ondata: «Il numero di deceduti nei quali Covid-19 è la causa direttamente responsabile della morte varia in base all'età, raggiungendo il valore massimo del 92% nella classe 60-69 anni e il minimo (1-2%) nelle persone di età inferiore ai 50 anni». Sempre il ministero della Salute specificava poco oltre le cose come segue: «L’età media dei pazienti deceduti e positivi a Sars-CoV-2 (dati dell'ISS) è di circa 80 anni ed è più alta di 20 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione». 

Abbiamo tutti assistito alla feroce diatriba da social che ha visto finire sul banco degli imputati il governatore della Liguria Giovanni Toti per un suo infelice tweet, poi attribuito da Toti al suo social media manager nella forma e, tuttavia, rivendicato nei contenuti spiegandone il senso in successivi post su Facebook ed interviste. Mettiamola così: il presidente Toti ha usato il peggior mezzo possibile e le parole più sbagliate possibili per affrontare tuttavia un tema giusto, e a dirlo non siamo noi ma, come vedremo in seguito, l'Istituto Superiore di Sanità. Il risultato è stato però purtroppo che tutto sia finito in polemica senza che una vera riflessione si sia mai aperta sul punto. Prendiamo la replica data al governatore ligure da parte dell'On. del Pd veronese Alessia Rotta quale esemplificazione di quanto avvenuto. Il tweet originario di Toti era:

«Solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate».

Tweet Giovanni Toti sugli anziani

Tweet Giovanni Toti

Il senso di queste parole, chiaro già al primo istante a chi non avesse avuto voglia di polemiche, non era affatto che gli anziani sono persone sacrificabili perché ormai non più in grado di essere utili allo sforzo produttivo del Paese, ma al contrario che poiché un pensionato non lavora, e questo è un semplice truismo o una constatazione, sarebbe bene che, essendo pure una persona più esposta alle complicanze connesse al virus, evitasse di uscire di casa se non in casi strettamente necessari. Di qui, dunque, l'ipotesi suggerita sempre da Toti, ma non solo, di pensare a limitazioni specifiche per la fascia di popolazione più anziana. La ricezione delle parole di Toti da parte dell'On. dem Alessia Rotta è sintetizzata in questo suo post su Facebook:

«Per il Presidente della Regione Liguria, gli anziani sono persone "non indispensabili". Questo è il raccapricciante darwinismo etico della destra italiana».

Post Facebook Alessia Rotta polemica anziani Giovanni Toti

Post Facebook Alessia Rotta

Abbiamo mille ragioni per preferire politicamente Alessia Rotta a Giovanni Toti, ma non possiamo esimerci oggettivamente dal riscontrare l'evidente strumentalizzazione operata da parte della deputata Pd: la citazione prelevata dal tweet di Toti manca palesemente di una parte, poiché Toti (o chi per lui) non ha mai scritto che gli anziani sono «non indispensabili» e dunque sacrificabili (darwinismo etico), ma che sono persone «non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese», aggiungendo che «vanno però tutelate» e sottintendendo (qui sta il problema e l'errore di Toti) la necessità di provvedere a misure ad hoc per loro che ne limitino la circolazione in modo più restrittivo rispetto alle fasce giovani della popolazione.

Traducendo, come poi ha fatto in un'intervista lo stesso Toti, il senso era che se il nemico da combattere è oggi un virus allora «in guerra non si può mandare i più fragili», cioè appunto in questo caso gli anziani. Se oggi bisogna tutelare la salute ed anche l'economia, decidendo ad esempio di tenere aperti bar e ristoranti, è bene che nei locali non ci vadano gli over 70, ma i 20 enni, i 30 enni, i 40 enni e via di seguito e sia questa fascia di popolazione, non solo a lavorare, ma anche a continuare a far lavorare e dunque tenere in vita l'economia reale, assumendosi cosi anche il rischio di contrarre un virus dal quale pure i giovani non sono certo immuni ma che, statisticamente, non li condanna a morte o a situazioni di gravi complicanze con la stessa frequenza che per gli over 70.

Sul punto è comunque doveroso precisare che bisognerebbe intendersi sotto il profilo costituzionale su cosa sia possibile eventualmente "imporre" oppure soltanto "raccomandare fortemente" in un eventuale Dpcm che limiti maggiormente le libertà di una fascia di popolazione circoscritta anagraficamente rispetto agli altri individui. Giova però anche ricordare che, a marzo scorso, in lockdown ci siamo finiti tutti, anziani compresi. Veniamo però ora alla parte più interessante: che cosa ci dice l'Istituto Superiore di Sanità in merito agli anziani? Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parlando al parlamento ieri per illustrare il prossimo Dpcm, ha fatto riferimento ad un documento dell'Istituto Superiore di Sanità in base al quale verranno decise le prossime norme su scala nazionale. Il documento è intitolato "Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale" ed al suo interno vengono identificati quattro scenari possibili per l'Italia in funzione della pandemia.

Il premier Giuseppe Conte ieri parlando alla Camera ha detto testualmente: «Il quadro epidemiologico descritto è in via di transizione verso uno scenario di tipo 4». In sostanza in Italia ci si sta oggi muovendo da uno scenario di "tipo 3" verso uno scenario di "tipo 4", cioè il peggiore possibile tra quelli configurati dall'Istituto Superiore di Sanità. Andando a leggere le 129 pagine del documento citato, ci si accorge che uno dei temi fondamentali per rallentare la transizione dallo scenario di "tipo 3" allo scenario di "tipo 4", guarda un po', avrebbe potuto e dovuto essere proprio la tutela degli anziani.

Nella descrizione dello scenario di "tipo 3" l'Istituto Superiore di Sanità scrive: «La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi». A questo punto arriva però il passaggio essenziale del documento riferito a questo scenario: «È però importante osservare che qualora l’epidemia dovesse diffondersi prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani), il margine di tempo entro cui intervenire si potrebbe allungare anche di molto».

Istituto Superiore di Sanità - Scenario di tipo 3

Istituto Superiore di Sanità: scenario di "tipo 3"

Ribadiamolo per chiarezza: l'Italia proteggendo specificamente gli anziani, vale a dire le categorie più fragili, risuscirebbe a guadagnare tempo, cioè il «margine di tempo entro cui intervenire si potrebbe allungare anche di molto», prima di passare da uno scenario di "tipo 3" a uno scenario di "tipo 4". Ad affermarlo nero su bianco è l'Istituto Superiore di Sanità, non Giovanni Toti e nemmeno l'Ispi, e per di più lo fa nello stesso documento che il premier Giuseppe Conte ha indicato quale guida scientifica per le scelte politiche del governo. Ma andiamo oltre, vediamo come viene presentato lo scenario di "tipo 4", cioè quello verso cui drammaticamente ci stiamo muovendo sotto il profilo epidemiologico: «Uno scenario di questo tipo potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi». Subito dopo l'Istituto Superiore di Sanità torna sul tema degli anziani e lo fa in questo modo riferendosi allo scenario di "tipo 4": «La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età più giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani)».

Il concetto, insomma, è lo stesso espresso per lo scenario di "tipo 3", ma la differenza è spiegata dopo e in concreto, come avevamo anticipato, sta nel fatto che giunti allo scenario di "tipo 4" anche ogni riflessione sulla protezione degli anziani sarebbe verosimilmente già in ritardo: «A questo proposito, - si legge nel documento dell'ISS - si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità». Detto in breve, abbiamo perso tempo in polemiche, quando invece avremmo forse dovuto occuparci in modo specifico della protezione delle categorie più fragili, ad esempio gli anziani, già dal primo Dpcm ("divieti" o "forti raccomandazioni" che fossero) firmato dal premier Giuseppe Conte all'orgine della seconda ondata lo scorso 13 ottobre 2020.

Istituto Superiore di Sanità - Scenario di tipo 4

Istituto Superiore di Sanità: scenario di "tipo 4"

Concludiamo l'excursus richiamandoci ad un video messaggio prodotto sempre dall'Istituto Superiore di Sanità pubblicato online il 26 ottobre 2020 e dal titolo "Amare a distanza". Il filmato, si legge sul sito ISS, è stato realizzato «per invitare a stare accanto alle persone anziane in modo nuovo anche durante questa emergenza e proteggere spiegando l’importanza del distanziamento sociale anche per questa fascia particolarmente fragile e bisognosa di cure». Nel video, sulle note della canzone "I vecchi" di Baglioni, una voce femminile ci esorta: «Proteggiamoli così, senza lasciarli mai con le parole, con i gesti, con la spesa sulla soglia di casa, perché nessuna distanza può cancellare l'amore».

"Amare a distanza" - Istituto Superiore di Sanità

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