Presunte "truffe dei buoni sconto" segnalate nel Veronese, l'allerta di Consumatori24
Ai potenziali clienti viene proposto di firmare un documento che anziché essere un'autorizzazione alla privacy per ottenere buoni sconto, sono dei veri e propri contratti che impegnano all'acquisto
Inizia tutto con una telefonata, un breve sondaggio, dopo il quale viene accordato un appuntamento per la consegna di buoni sconto, coupon, cataloghi o semplici informative. In realtà, una volta fissato l'appuntamento presso la propria abitazione, i potenziali clienti sottoscrivono un documento che anziché essere un'autorizzazione alla privacy per ottenere buoni sconto, sono dei veri e propri contratti che impegnano all'acquisto di beni non specificati per un valore totale da capogiro, che può superare anche i 13mila euro.
«I malcapitati durante il primo incontro vengono sollecitati ad aderire ad una promozione, vengono invogliati anche dall'assenza di un obbligo di acquisto e comunque dalla possibilità di avere accesso a sconti su vari prodotti a cataloghi, scoprendo solo in secondo luogo che ciò che era stato sottoscritto non solo prevedeva un obbligo di acquisto, ma persino per valori complessivi astronomici». Questa è la segnalazione di Consumatori24, associazione per la tutela dei consumatori con diverse sedi in Italia.
Diverse sono le persone coinvolte nel presunto raggiro che in questi giorni sta spopolando nelle province di Treviso, Venezia, Verona e Vicenza. Un fenomeno che online è ormai noto come "truffa del catalogo" o "truffa dei buoni sconto".
La situazione è aggravata dalla mancanza di informazione da parte del personale delle società di vendita che non comunica in alcun modo gli obblighi che scaturiscono dalla sottoscrizione del contratto. Tuttavia numerosi sono i casi in cui a seguito dell'intervento dell'ufficio legale di Consumatori24 tali contratti vengono di fatto annullati, nonostante sia capitato che i venditori rivendicassero diritti nei loro confronti. «In questi casi è indispensabile agire con competenza e professionalità al fine di giungere ad una definizione bonaria della vertenza e farsi riconoscere il giusto diritto senza commettere errori di sorta che possono compromettere il risultato finale», conclude l'associazione.