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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Borgo Trento / Viale della Repubblica

Con un raggiro le entrano in casa per derubarla, ma l'85enne li smaschera

Uno si è finto operatore del gas e un altro carabiniere, ma alla richiesta del secondo di verificare se soldi e gioielli fossero al loro posto la donna si è insospettita e alla fine sono stati arrestati tutti due, insieme al complice che li aspettava in auto

I raggiri ai danni degli anziani con l'intento di derubarli viene solitamente considerato uno dei reati più "odiosi" dalle stesse forze dell'ordine, con i criminali che talvota riescono anche a farla franca, sfruttando magari la mancata denuncia da parte delle vittime, colpite da un sentimento di vergogna una volta capito di essere state ingannate. In questa occasione però, l'astuzia di un'85enne veronese è stata premiata con l'arresto dei tre malfattori che le avevano teso un tranello. 

Erano circa le 11.40 di martedì mattina, quando un uomo, fingendosi un dipendente dell'azienda fornitrice di gas, ha suonato il campanello di un condominio situato in Viale della Repubblica, nel quartiere di borgo Trento, a Verona. Il truffatore portava vestiti che potevano ricordare un'operatore ed era in possesso anche di strumenti volti a lasciar intendere le sue intenzioni pacifiche: sfruttando anche questa combinazione, è riuscito a conquistarsi parzialmente la fiducia della sua vittima e a farsi aprire la porta con la scusa di verificare la situazione dell'impianto del gas. Poco prima di riuscire ad avvicinarsi al calorifero però, un suo complice ha suonato a sua volta il campanello: ben vestito, con occhiali da sole e cappello, ha mostrato il proprio tesserino (chiaramente fasullo ) affermando di essere un carabiniere
Il finto militare aveva in mano una cornice con foto appartenente proprio all'anziana, alla quale ha riferito di aver ricevuto le segnalazioni di diversi furti in abitazione e chiedendole quindi di verificare se monili e denaro fossero ancora al proprio posto. Con un abile gioco di destrezza, l'immagine gli era stata passata dal suo complice senza farsi notare dalla pensionata, che però non è caduta nel trannello. L'85enne infatti ha detto ai due che avrebbe controllato i propri preziosi solamente se entrambi avessero atteso sul pianerottolo fuori dalla porta d'entrata. 

Usciti dall'abitazione, i due sono quindi rimasti in attesa, ma dopo pochi secondi è arrivata la figlia della donna che, preoccupata dalla loro presenza, ha chiesto se fosse successo qualcosa. Capendo di poter essere scoperti da un momento all'altro, i malfattori hanno così risposto che era tutto a posto e sono sgattaiolati via, sapendo che all'esterno del condominio li aspettava in auto il terzo complice, pronto ad allontanarsi non appena saliti in macchina. 
Madre e figlia, insospettite dal loro comportamento, hanno così avvisato il 113 di quanto avvenuto, fornendo una descrizione dettagliata degli individui: in particolare, hanno sottlineato l'impressione che avevano lasciato loro gli occhi del finto carabiniere, che si scoprirà poi essere S.B., nato a Ciriè (TO), nel 1986 e con alle spalle alcuni precedenti di polizia per reati simili. Il finto operatore del gas invece era P.S., nato nel 1975 a Canale (CN), già condannato per questo tipo di crimini, mentre alla guida del mezzo c'era il fratello del primo malfattore, F.B., nato sempre a Ciriè (TO), nel 1991 e incensurato. 

La descrizione è stata così diramata alle pattuglie in servizio, quando una Volante ha intercettato una vettura sospetta in corso Milano. Il controllo inizialmente sembrava dare esiti negativi, quando un agente ha notato lo strano comportamento di P.S., che con un piede spingeva una bottiglia d'acqua che si trovava per terra, nel tentativo di nascondere un paio di guanti. 
I poliziotti hanno così deciso di condurre i tre in Questura, dove è stata eseguita la perquisizione personale e del veicolo, che hanno dato i loro frutti. Dietro al cruscotto infatti era stata ricavata un'intercapedine dove era stato nascosto un sacchetto contenente gioielli, denaro e un grosso cacciavite. Trovati anche gli abiti usati per il raggiro, per i tre sono scattate così le manette.

Le accuse formulate a loro carico parlano di ricettazione e tentato furto in abitazione, con le aggravanti del mezzo fraudolento e della simulazione del pubblico ufficiale. 
Condotti mercoledì mattina davanti al tribunale di Verona, i tre, tutti di etnia nomade, hanno visto il giudice convalidare il provvedimento e disporre la misura cautelare del carcere, in attesa del processo che prenderà il via il 21 febbraio 2017. 

Nel frattempo la Polizia di Stato rinnova i propri consigli per queste situazioni, ovvero di diffidare di coloro che chiedono dove vengono conservati soldi o monili, o che addirittura li chiedono come prestazione e di chiamare eventualmente le forze dell'ordine se non si è certi della loro qualifica, o quanto meno avvisare i parenti. 
In caso si dovesse cadere in uno di questi trannelli invece, viene ricordato che un tempestiva denuncia è fondamentale per assicurare i criminali alla giustizia nel minor tempo possibile. 

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