Verona ricorda Corso e gli altri italiani morti nella tragedia di Marcinelle
L’8 agosto 1956 a causa di un enorme incendio persero la vita 262 minatori, 136 dei quali emigrati italiani e tra essi il veronese di Montorio. «Erano lavoratori seri ed impegnati, che affrontarono l’impossibile per garantire dignità alle loro famiglie», ha detto l'assessore Bertucco
Verona ha ricordato oggi, lunedì 8 agosto, il suo concittadino Giuseppe Corso nella cerimonia svoltasi a San Felice Extra. Sono passati 66 anni dal tragico giorno in cui la miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle, in Belgio, fu teatro di uno dei più gravi disastri minerari della storia.
Ogni anno, in questa data, l’Amministrazione comunale scaligera celebra quella che, dal 2001, è diventata per tutti la Giornata nazionale del Sacrificio del lavoro italiano nel mondo, deponendo una corona a San Felice Extra nella via intitolata a Corso.
Alla cerimonia sono intervenuti l’assessore Michele Bertucco, il presidente dei Veronesi nel Mondo di Charleroi Gianni de Nardi, il presidente dei Veronesi nel Mondo Enzo Badalotti, la nipote del concittadino Giuseppe Corso, Maria Elisa. Presenti inoltre rappresentanti delle istituzioni militari e civili cittadine.
«Della tragedia mineraria di Bois du Cazier a Marcinelle - ha sottolineato Bertucco - oggi ricordiamo in particolare i cinque corregionali che, insieme ad altri 136 italiani, vi persero la vita. Si tratta di Giuseppe Corso da Montorio Veronese, Dino Dalla Vecchia da Sedico, Giuseppe Polese da Cimadolmo, Mario Piccin da Codognè e Guerrino Casanova da Montebelluna. Erano lavoratori seri ed impegnati, che affrontarono l’impossibile per garantire dignità alle loro famiglie. Li ricordiamo con riconoscenza, perché sono il simbolo di un Veneto che ha conosciuto la povertà e il sacrificio. Marcinelle è un evento tragico che ci impone di tenere viva la memoria e non dimenticare la storia della nostra emigrazione. E' inoltre un monito a garantire sempre maggior sicurezza nei luoghi di lavoro, un impegno primario della nostra Amministrazione affinché nessuno debba più rischiare la vita per assicurare dignità alla propria famiglia».
L'omaggio di Zaia
«Quando parliamo di Marcinelle non possiamo dimenticare che i minatori in Belgio erano manodopera inviata in cambio di quintali di carbone per l’Italia: praticamente uomini barattati con materie prime, sulla base di precisi accordi. Quel giorno del 1956 il Veneto pagò quello scambio con cinque caduti. Li ricordiamo con affetto e riconoscenza perché sono il simbolo di un Veneto che, contrariamente a quello che qualcuno vuole far credere con scopi politici, ha conosciuto la povertà e il sacrificio e non è insensibile alle difficoltà altrui».
Anche il Presidente della Regione del Veneto ricorda i corregionali che, insieme ad altri 136 italiani, persero la vita a Marcinelle. Oltre a Corso, si tratta di Dino Dalla Vecchia da Sedico, Giuseppe Polese da Cimadolmo, Mario Piccin da Codognè, Guerrino Casanova da Montebelluna.
«Erano lavoratori seri ed impegnati – aggiunge il Governatore – che affrontarono l’impossibile per garantire dignità alle loro famiglie. Come altre migliaia di Veneti, si fecero conoscere e rispettare perché nei paesi dove giunsero non andarono a bighellonare o riempire le carceri. Lavorarono duramente, portando benessere e sviluppo nel paese che li ospitava e in quello dove avevano lasciato affetti e radici.
Marcinelle è un simbolo che ci impone di tenere viva la memoria su questa tragedia – conclude il Presidente -. Un monito a non dimenticare tutta la storia della nostra emigrazione e, sulla strada di quello che è già un nostro preciso impegno, a garantire sempre maggior sicurezza nei luoghi di lavoro affinché nessuno debba più rischiare la vita nell’assicurare una vita dignitosa alla sua famiglia».