rotate-mobile
Cronaca

Tragedia a caccia, "Evitabile con il buonsenso"

Guardie provinciali per battere il territorio. I carabinieri: "Inutile sparare senza visuale libera"

Tutti gli uomini a disposizione della Provincia per il monitoraggio dei boschi e delle campagne al grido di “Chi sgarra non la passerà liscia”. Non smette di far discutere la tragedia di Sant’Ambrogio di Valpolicella, in cui ha perso la vita Enzo Marconi, di 47 anni, colpito inavvertitamente al torace da una fucilata del migliore amico Carlo Zorzi. Stamane sarà l’esito dell’autopsia, della dottoressa Alessandra de Salvia, a chiarire definitivamente la causa di morte, anche se sono pochi i dubbi rimasti agli inquirenti. Il colpo fatale gli è stato sparato a una ventina di metri. La richiesta dell’assessore alle Politiche faunistiche, Fabio Venturi, ieri ha smosso gli animi di chi, tra i cacciatori e gli appassionati, non attendeva altro che l’inizio della stagione venatoria per imbracciare il fucile e tornare col sacco pieno.

“Già a settembre avevo chiesto e ottenuto la piena collaborazione del Corpo forestale per battere il territorio- sostiene Venturi-. Ora voglio anche uno sforzo in più dagli otto agenti della polizia provinciale e dalle 120 guardie volontarie. Vogliamo valutare le varie criticità attraverso la suddivisione delle zone interessate. Ora il giro di vite sarà più stretto e aldilà delle sanzioni e dei verbali, dobbiamo dare un chiaro segnale a chi fa il furbo”. Non ci sono, sempre secondo Venturi, alcune zone più interessate di altre. Tutte hanno uguale importanza, tutte saranno battute da cima a fondo per stanare i trasgressori: “Tutta la Provincia è potenzialmente interessata. La zona del lago ad esempio sarà controllata per il rispetto delle distanze dalle case”.

Una tragedia che si poteva evitare attraverso il buon senso di chi imbraccia il fucile- secondo il maresciallo Marco Del Ton, comandante del Nucleo operativo dei carabinieri di Caprino, che si è occupato delle prime indagini-. La passione della caccia è legata all’intelligenza delle persone. In un bosco, se la visuale non è libera è inutile sparare. Soprattutto perché non si può mai sapere chi, o che cosa, si nasconde dietro un cespuglio. Gli incidenti di questo genere sono dovuti ad inosservanza delle norme elementari per il porto d’armi. I cacciatori dovrebbero aver maturato un certo tipo di esperienza. Se il fagiano sfugge alla mira sarà possibile prenderlo dieci metri più in là. Serve professionalità con le armi in mano”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tragedia a caccia, "Evitabile con il buonsenso"

VeronaSera è in caricamento