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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Traffico di sostanze dopanti: arresti, denunce e perquisizioni. Anche Verona coinvolta

L'operazione “Davide & Golia” è partita dalla Procura di Torino per poi interessare varie zone d'Italia. Ad eseguire le ordinanze emesse dal Gip ci hanno pensato i carabinieri del N.A.S.: 3 le persone finite agli arresti domiciliari

L'operazione “Davide & Golia” è scattata all'alba di martedì, all’esito delle indagini svolte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Torino, con i carabinieri del N.A.S. piemontese che hanno eseguito l'ordinanza emessa dal Gip nei confronti di 3 persone, poste agli arresti domiciliari, e svolto 38 decreti di perquisizione locale e personale. 
Un'operazione che ha toccato le province di Alessandria, Arezzo, Avellino, Brescia, Catania, Cuneo, Frosinone, Imperia, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Salerno, Torino, Vercelli e Verona, con epicentro principale nel pinerolese, e che ha visto durante la fase esecutiva la collaborazione di tutti i N.A.S. competenti nei rispettivi territori e i relativi Comandi provinciali dell'Arma, consentendo secondo le forze dell'ordine adisarticolare un sistema finalizzato al traffico di sostanze dopanti e anabolizzanti, anche a effetto stupefacente, operativo in tutto il territorio nazionale e con legami commerciali anche all’estero.

L'indagine

L'attività investigativa ha preso il via nel 2019, in seguito ad un un sequestro di farmaci anabolizzanti (steroidi a base di oxandrolone, stanozololo e metenolone), trovati in possesso di un individuo che gravitava nel mondo del culturismo e che sarebbero stati utilizzati dallo stesso per alcuni concorsi agonistici del settore.
Il Gip, condividendo l’impianto investigativo delineato dalla Procura di Torino che ha coordinato i carabinieri, ha ritenuto sussistenti nei confronti dei 3 principali indagati, considerati figure cardine del traffico illecito, i reati ipotizzati di “utilizzo o somministrazione di farmaci o di altre sostanze al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti” ed “esercizio abusivo della professione medica”. 

Le perquisizioni eseguite dai militari hanno portato alla denuncia in stato di libertà di altre 12 persone per possesso di sostanze non commercializzabili sul territorio nazionale, per detenzione di stupefacenti (nandrolone) e per averne fatto uso in funzione di gare agonistiche.
Da quando ha preso il via l'attività investigativa, sono state indagate 26 persone a vario titolo per i medesimi reati, ma anche per aver commercializzato tali sostanze e per aver esercitato senza averne titolo la professione medica prescrivendo programmi alimentari e terapie mediche a numerosi atleti.

L'indagine è stata condotta mediante tradizionali servizi di pedinamento, intercettazioni telefoniche ed ambientali, analisi delle movimentazioni finanziarie, le quali avrebbero permesso all'Arma di ricostruire il modus operandi degli accusati, rilevando che le sostanze dopanti, una volta importate illecitamente dall’estero in Italia, sarebbero state commercializzate su tutto il territorio nazionale, attraverso ignari corrieri, con plichi anonimi o recanti intestatari fittizi. Tali sostanze sarebbero state destinate a sportivi e atleti che le avrebbero assunte per migliorare le proprie prestazioni in occasione delle gare agonistiche di livello sia nazionale che internazionale, cui avrebbero partecipato dopo aver seguito il “metodo” di preparazione fisica prescritto dai principali indagati, leader dei rispettivi “team”.

Ingente la quantità di "prodotti" sottoposti a sequestro nel corso delle indagini e nell'ambito dell'operazione; 58 confezioni, 210 fiale, 1722 compresse, 13 blister e 51 dispositivi per l’inoculamento. Tutto ritenuto particolarmente dannoso per la salute, sia sotto il profilo medico per la capacità di alterare i regolari processi biologici dell’organismo, sia sotto il profilo psicologico. Dal loro commercio le forze dell'ordine hanno quantificato un ricavo netto di circa 15 mila euro annui per ciascuno dei 3 individui finiti ai domiliciari. 

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