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Giovedì, 28 Marzo 2024

Traffico illecito di rifiuti, l'indagine parte da Legnago: 9 arresti e oltre 700 mila euro sequestrati

L'attività del NOE di Treviso, diretta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia, si è conclusa con i blitz avvenuti nella mattinata del 5 maggio in diverse zone d'Italia

Dopo quasi un anno di indagini dirette dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia, nella mattinata di martedì 5 maggio si è conclusa una vasta ed articolata attività dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Treviso, con l'esecuzione delle ordinanze di misura cautelare emesse dal GIP del capoluogo lagunare per il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.
9 persone tratte in arresto e sottoposte agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico e 2 sono state sottoposte all'obbligo di dimora. Sono stati invece sottoposti a sequestro preventivo; impianti, uffici, sedi legali ed operative di tre ditte delle quali due di trattamento e una di trasporto rifiuti; 10 motrici/rimorchi variamente utilizzati per il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti, per un valore complessivo di circa 500 mila euro; oltre 700 mila euro a carico complessivo delle 3 ditte indagate, ritenuti il profitto del traffico illecito. 

Le indagini

Partita nel febbraio 2019, l'indagine ha avuto origine dal monitoraggi condotto su scala nazionale dal comando carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, al fine di contrastare, anche in Veneto, il fenomeno degli incendi scoppiati in alcuni impianti formalmente autorizzati alla gestione dei rifiuti e in diversi capannoni industriali dismessi. 
Così da una segnalazione dei militari della Compagnia di Legnago, che ha informato il NOE di Treviso di alcuni sospetti movimenti di mezzi pesanti nei pressi di un capannone situato nella provincia veronese e in disuso da diversi anni, l'attività inizialmente si è sviluppata sotto la direzione della Procura della Repubblica scaligera per poi migrare, per la competenza dell’ipotesi di reato che si andava delineando, alla Procura Distrettuale di Venezia.
Attraverso l’incrocio di numerosi servizi svolti sul territorio, l’ausilio di tecnologie ed un’approfondita analisi documentale, gli uomini dell'Arma avrebbero acquisito elementi che indicherebbero la responsabilità di alcuni individui operanti nell’ambito del trattamento e trasporto dei rifiuti: questi infatti, previa attribuzione di falsi codici dell’Elenco Europeo Rifiuti (E.E.R.) nei formulari, avrebbero gestito illecitamente, con compiti e ruoli diversi, lo smaltimento di ingenti quantitativi di rifiuti speciali (costituiti da rifiuti indifferenziati urbani, plastici e tessili, provenienti dalla Campania, dalla Toscana e da altre Regioni del Nord Italia), senza sottoporli alle previste operazioni di trattamento/recupero e trasporto, stoccandoli ed abbandonandoli in capannoni dismessi del Veneto e dell'Emilia Romagna. 
I carabinieri avrebbero raccolto importanti elementi relativi a 25 trasporti illeciti, nei quali i rifiuti sarebbero risultati sempre accettati formalmente dalla ditta che appariva come destinataria, ma in realtà, nonostante le difformi attestazioni rilasciate, sarebbero stati scaricati nei capannoni precedentemente citati di Veneto ed Emilia, che sono stati tempestivamente messi sotto sequestro nel corso delle attività. 

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I risultati dell'operazione

Secondo il NOE di Treviso, tutti i profitti scaturiti dalle attività svolte dagli indagati sarebbero illeciti, in quanto le ricostruzioni eseguite avrebbero evidenziato l'assenza di qualsiasi regolarità nel modus operandi e nelle varie fasi dell'attività: il trasporto dei rifiuti su rimorchi non autorizzati e l’abbandono degli stessi in siti dismessi e privi di ogni autorizzazione, l’uso spregiudicato di formulari artefatti e di copertura per le tratte stradali percorse, con l’indicazione come siti di smaltimento di sedi di società fallite o sottoposte a sequestro, sono le principali condotte illecite di cui si sarebbe macchiato il gruppo criminale finito sotto inchiesta, che in questo modo avrebbe potuto anche attuare prezzi assolutamente fuori dagli standard di mercato e dunque altamente vantaggiosi per i proprietari dei rifiuti.
Complessivamente, le indagini avrebbero individuato elementi di responsabilità per lo smaltimento di circa 2700 tonnellate di rifiuti, per lo più "speciali" che non presentano frazioni valorizzabili, destinabili pertanto solo ed esclusivamente ad un impianto di smaltimento finale quali la discarica autorizzata oppure il termovalorizzatore.
Con riguardo alle ditte che appaiono maggiormente coinvolte, i militari avrebbero calcolato un profitto illecito di oltre 700 mila euro, tratto dallo smaltimento dei rifiuti del tutto irregolare ed effettuato anche con mezzi non autorizzati.

Nelle prime ore di martedì 5 maggio il blitz conclusivo, che ha visto all’opera, oltre ai carabinieri del NOE di Treviso, supportati da un velivolo del 3° Nucleo Elicotteri di Bolzano, i colleghi dei NOE coordinati dai Gruppi Tutela Ambientale di Milano e Napoli, oltre al personale dei Comandi provinciali dei carabinieri di Verona, Padova, Vicenza, Mantova, Milano, Monza/Brianza, Napoli, Salerno e Caserta.

Oltre agli arresti ed ai sequestri sono state compiute 25 perquisizioni, di cui 6 a carico di altre ditte al momento non indagate, con sequestro di una grande quantità di documentazione cartacea e digitale, che sarà ora vagliata dagli inquirenti.

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