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Venerdì, 19 Aprile 2024

Cocaina e hashish dalla sala da ballo al lago, fino a Trieste: il blitz della Polizia

La base del gruppo criminale sarebbe stata in un circolo privato di Lonato: 6 persone avrebbero fatto parte del sodalizio, i cui tentacoli, oltre alla provincia di Brescia, sarebbero arrivati fino a Mantova, Trento, Verona e Trieste

Un gruppo criminale che si ritene rifornisse di droga i grossisti della sponda bresciana del lago di Garda, e anche delle provincia di Mantova, Trento, Verona e Trieste, è stato sgominato all'alba di martedì dalla Squadra Mobile di Brescia, che ha eseguito l'ordinanza emessa dal Gip del tribunale lombardo, su richiesta del sostituto procuratore, la dottoressa Panico, nei confronti di 12 individui: 9 marocchini, 2 albanesi ed un italiano. 
Tra il mese di maggio e quello di dicembre del 2018, secondo gli investigatori, il gruppo si sarebbe reso responsabile di numerosi episodi di spaccio di droga, che sarebbero stati organizzati secondo degli schemi ben precisi da un gruppo organizzato e capeggiato da due fratelli marocchini, il quale avrebbe avuto la sua base in provincia di Brescia, in un circolo privato di Lonato, una sala da ballo. 

Il sodalizio

Composto da 6 persone (gli altri sarebbero clienti o fornitori), il gruppo si sarebbe organizzato in una vera e propria associazione per delinquere, con a capo i 2 fratelli marocchini di 25 e 35 anni che si avvalevano dell'aiuto di altri 4 connazionali, con gerarchie e compiti ben definiti che potevano andare dalla consegna, al materiale acquisto, fino alla detenzione delle sostanze stupefacenti, cocaina ed hashish. I due a capo dell'organizzazione invece si sarebbero occupati di impartire gli ordini, determinare il prezzo di vendita della cocaina, individuare ed ordinare gli acquisti dello stupefacente (prezzo e quantità), fino all’individuazione delle strategie per consentire la sopravvivenza del sodalizio. 
E in questo senso il circolo di Lonato sarebbe diventato un vero e proprio volano attorno a cui ruotava l’intera macchina organizzativa: avrebbe costituito infatti la facciata delle attività criminali messe in piedi dal sodalizio, che avrebbe approfittato dell’attività apparentemente lecita per incontrare fornitori, accordarsi con i “clienti” grossisti (destinatari della droga provenienti da altre province). Un punto di ritrovo insomma utile a consolidare i rapporti con soggetti particolarmente importanti nel mercato delle sostanze stupefacenti. 
Gli investigatori ritengono che, in tutta la seconda metà del 2018, i fratelli e la loro associazione abbiano acquistato e ceduto, con diverse decine di singole vendite, circa 50 chili di sostanza stupefacente ad acquirenti provenienti da diverse zone d’Italia, tra cui Mantova, Trento, Trieste e Verona, oltre ad una fitta rete di contatti intercorsi in tutta la provincia di Brescia.
A sostegno della tesi riguardante questo notevole giro d’affari, risulta anche il sequestro di 200 mila euro in contanti a carico di uno degli indagati.

Come funzionava 

I nordafricani, sempre tenuti sotto controllo dagli uomini della Squadra Mobile, si muovevano con autovetture dell’organizzazione, attraverso le quali raggiungevano le varie località in cui sarebbero avvenuti gli incontri per le cessioni dello stupefacente.
Le vendite di droga sarebbero state comprese tra un etto e oltre 1 chilo. In particolare sarebbe stato compito dei quattro operai, dietro le direttive dei due capi, prelevare lo stupefacente dal luogo di custodia (una vecchia cascina a Bedizzole), quindi a trasportarlo e a consegnarlo al cliente, al prezzo che era stato già deciso ed imposto dai due fratelli. Quest’ultimi, infatti, per evitare di essere coinvolti nel traffico di droga, dopo gli accordi iniziali che avvenivano perlopiù nel circolo di Lonato, avrebbero lasciato la fase esecutiva direttamente ai loro 4 sodali.

Gli inquirenti inoltre avrebbero accertato che in alcuni casi il gruppo necessitasse di approvvigionarsi di ulteriore sostanza stupefacente, generalmente cocaina, dal momento cehe alla fine di novembre 2018 avrebbero esaurito le loro riserve. 
In tal senso, infatti, sono state numerose le chiamate intercettate in cui il marocchino (di volta in volta competente a seguire il cliente) affermava al telefono di essere “malato”, per far capire a chi stava dall'altra parte della cornetta che il gruppo era momentaneamente sprovvisto di stupefacente.

Acquisto a Calcinato 

Il 23 novembre 2018, gli investigatori della Squadra Mobile avrebero accertato l’acquisto di 1 chilo di cocaina da parte del sodalizio, sempre manovrato dal vertice dell’organizzazione, da un non identificato soggetto albanese.
In questa prospettiva, sarebbero stati raccolti numerosi elementi indiziari che hanno portato le forze dell'ordine a ritenere che l’acquisto sia avvenuto a cura di uno dei corrieri dell’organizzazione a Calcinato, per la cifra di 29 mila euro quale anticipo.

L'albanese

La seconda fornitura di cocaina, che ha portato all'arresto di uno dei marocchini appartenente all’associazione criminale, si sarebbe verificata il 20 dicembre 2018. Il personale della Squadra Mobile lombarda, prima avrebbe documentato una cessione di circa 1.2 chili di coca da parte di un albanese (odierno indagato), dopodiché si sarebbe messo all'inseguimento del nordafricano che, a bordo della solita auto dell’organizzazione, si sarebbe dato ad una rocambolesca fuga, percorrendo anche alcuni campi agricoli pur di sfuggire al controllo. In questa fase il fuggitivo si sarebbe anche liberato del sacchetto di carta contenente la cocaina appena ricevuta e poi si sarebbe rifiugiato nella sua abitazione di Bedizzole.
Dopo aver accertato l'andamento dei fatti e recuperato la droga abbandonata, i poliziotti si soon recati presso la casa dove, dopo aver rintracciato anche altri due nordafricani (odierni indagati), hanno eseguito il fermo di polizia giudiziaria nei confronti dell’uomo fuggito. 
Questo avrebbe permesso agli investigatori di porre la lente di ingrandimento sul fornitore albanese di cocaina di Travagliato. L’uomo, infatti, che incontrava i vertici dell’associazione criminale a bordo di un’auto di lusso, si sarebbe reso responsabile, sulla base della ricostruzione effettuata dalla polizia, di diverse cessioni per almeno 6 chili di coca, con un corrispettivo di diverse decine di migliaia di euro.
In conclusione, questa vicenda sarebbe stata particolarmente utile alle forze dell'ordine per accertare non solo la minuziosa organizzazione messa in piedi dal sodalizio anche nella fase del rifornimento, ma anche per identificare il cittadino albanese, risultato poi essere uno dei principali fornitori. Gli accertamenti avrebbero portato alla luce che in un’occasione il gruppo aveva pagato un anticipo di 19 mila euro per 2 chili di cocaina, mentre, in un altro episodio, l’anticipo sarebbe stato di 59 mila euro per altri 3 chili.

Trento 

Tra i principali clienti dell’organizzazione spiccano, in particolare, quattro cessioni effettuate a favore di un 40enne albanese di Trento, che acquistava quantitativi sempre simili, per circa 50 grammi di cocaina e 200 grammi di hashish.
Le cessioni son state accertate a partire dal 18 giugno 2018, quando l’attività di intercettazione ha captato una conversazione in cui uno dei marocchini dell’organizzazione tranquillizzava l’acquirente albanese sulle sue condizioni di salute, asserendo di essere “guarito” dopo un periodo di malattia, conversazione che, come poi accertato dalle forze dell'ordine, avrebbe avuto lo scopo far capire all’altro interlocutore che il gruppo si era nuovamente rifornito, dopo un periodo in cui aveva terminato lo stupefacente.
Quest’ultimo, in gergo, sarebbe stato soprannominato con diversi nomignoli, quasi sempre riconducibili ai minuti (grammi) o alle ore (etti): infatti, in questo caso, l’albanese parlava di “50 minuti e 2 gomme”, il che avrebbe permesso alle parti di capire sia il quantitativo che il tipo di sostanza richiesta.

L'11 luglio 2018, l’albanese avrebbe inviato come galoppino una donna italiana di 44 anni, sua ex moglie, per acquistare la droga. Quest’ultima però era tenuta sotto controllo ed è stata arrestata il giorno stesso nella provincia trentina, in quanto trovata in possesso di 53 grammi di cocaina e 200 grammi di hashish, che venduti al dettaglio avrebbero fruttato diecimila euro.
Inoltre nei giorni successivi all’arresto della cittadina italiana, a dimostrazione del consolidato rapporto illecito tra l’acquirente albanese ed il venditore marocchino, il primo avrebbe espresso la necessità di trovare una “degna sostituta” della sua ex moglie, per evitare di essere costretto ad andare personalmente e pericolosamente agli incontri.

Trieste

Sempre nell’estate 2018, si sarebbero verificate altre importanti cessioni e, in particolare, almeno quattro di cocaina e hashish a favore di un italiano della provincia di Trieste.
Quest’ultimo sarebbe risultato essere particolarmente attivo nel mercato degli stupefacenti, tanto da richiedere specificatamente ingenti quantitativi di cocaina in quanto “un amico di Milano era sceso con 50 chili di fumo”.
I primi contatti certificati dagli investigatori si svolgerebbero nella provincia bresciana, dove il ragazzo si sarebbe recato per acquistare alcuni etti di cocaina per diverse migliaia di euro: in particolare, i contatti tra i due, avvenuti telefonicamente il 3 agosto del 2018, si sarebbero concretizzati il 7 agosto, quando un corriere del sodalizio criminale avrebbe portato all’uomo un etto di cocaina dietro il pagamento di 4100 euro.
I rapporti tra i due si sarebbero poi cementati durante tutto il periodo estivo, tanto che, in un’occasione il triestino, dietro il pagamento di un sovrapprezzo, sarebbe riuscito ad ottenere anche una consegna a domicilio presso la stazione di Trieste.

Durante l’attività investigativa, a titolo di riscontro, sono state tratte in arresto 5 persone e sequestrate 1,5 chili di cocaina ed oltre 4 chili di hashish.

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