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Cronaca

Stupro di gruppo di Lignagno, il padre della ragazza: «Ho sfondato la porta. Volevo vederli in faccia»

In un'intervista al Corriere della Sera, il genitore della 18enne che martedì sarebbe stata vittima della presunta violenza sessuale, ha raccontato i momenti dopo aver ascoltato il racconto della figlia

«Sono partito come un missile verso quell’appartamento. Non ricordo quel tratto di strada tanta era la rabbia che provavo. Ho bussato, ho suonato. Niente. E allora ho sfondato la porta a spallate. Volevo vederli in faccia. Uno a uno. Si sono chiusi a chiave in una stanza. Li sentivo piagnucolare... Conigli. Poi hanno gridato aiuto, sì, pazzesco, loro chiedevano di essere aiutati dopo quello che avevano fatto a mia figlia. Le loro grida hanno richiamato alcuni condomini. Ho desistito, distrutto, vinto, incredulo».
Sono le parole dell'intervista rilasciata a Domenico Pecile del Corriere della Sera, del padre della ragazza che sarebbe stata vittima di una presunta violenza sessuale a Lignano Sabbiadoro martedì scorso. Vicenda per la quale risultano indagati 5 ragazzi (due residenti in provicia di Verona, due in Lombardia e uno in Piemonte) da parte della Squadra Mobile di Udine. 
Il genitore, dopo aver ascoltato le parole della figlia, si era precipitato all'appartamento dove si sarebbero svolti i fatti. 

«Mia figlia? Non lo so, ma credo stia metabolizzando quello che ha subito – ha detto l’uomo –. Ci ha parlato, ci ha riferito. Non è stato facile per lei. Ci vorrà tempo, lo so. Per lei soprattutto, ma anche per noi. E so già che qualcuno azzarderà commenti improvvidi. Vede, la verità è che il lupo è sempre in agguato. Ed è davvero folle pensare che le ragazzine se la vanno a cercare. Si fidano, sono giovani. Erano le tre del pomeriggio o giù di lì. Cose impensabili ai nostri tempi. Io confido nella giustizia. Sono consapevole che potrei essere denunciato perché ho violato la proprietà privata, ma non mi preoccupo di questo. Non è nemmeno vero che avrei voluto farmi giustizia da solo. Mia figlia mi aveva raggiunto in spiaggia. Era stravolta. Mi ha raccontato, avrei voluto chiamare la polizia, ma ero senza il cellulare. Quando sono arrivate le forze dell’ordine un poliziotto mi si è avvicinato. Ero stravolto, fuori di me, disperato. Lui si è avvicinato e ha detto “mi metto nei suoi panni, capisco”. Mi sono sentito meno solo, meno triste. Voglio soltanto che mia figlia... lei parla, ci parla, ma cerchiamo di non crearle ansia. Sì, confido nella giustizia».

Le indagini nel frattempo vanno avanti, con gli inquirenti che hanno posto sotto sequestro i cellulari dei ragazzi per poterli analizzare e attendono i risultati dei tamponi genici. Nel frattempo 4 avrebbero confermato di aver avuto rapporti con la 18enne, negando però di aver usato violenza, mentre il quinto si sarebbe limitato ad osservare la situazione. 

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