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Cronaca Zai / Via Enrico Fermi

Strage del bus ungherese sulla A4, priorità al riconoscimento dei corpi

Con il test del Dna o le impronte dentali, si cerca di dare un nome alle vittime e anche ai due feriti gravi resi irriconoscibili dalle ustioni

Raccontare tutto quello che sta succedendo a Verona dopo la tragedia avvenuta sulla A4 è difficile, se non impossibile. Le storie legate a quel pullman andato a sbattere contro un pilone dell'autostrada e poi diventato una trappola di fuoco sono tante. Su quel pullman viaggiano studenti, professori, genitori e due autisti. Stavano tornando a casa, a Budapest, dopo una gita scolastica, ma il loro viaggio si è fermato bruscamente. Un fatto che ha subito mobilitato le autorità italiane e ungheresi, che si coordinano per aiutare le famiglie toccate da questa sciagura. E poi ci sono le magistrature, a Verona e a Budapest, che devono far luce ed eventualmente identificare i responsabili dell'incidente.

Ma prima di tutto ci sono i 16 morti, 11 studenti e 5 adulti. Tra di loro ci sono sicuramente Laura e Balazs, i figli del professore di educazione fisica Gyorgy Vigh che più volte è tornato nell'autobus in fiamme per salvare le vite dei suoi studenti, ma non è riuscito a salvare quelle dei figli. Con lui viaggiava anche la moglie Erika. I due sono tornati a casa ieri, 22 gennaio, insieme ad altri superstiti e ad alcuni feriti lievi.

Il viaggio dei superstiti verso Budapest è doloroso tanto quanto quello delle famiglie dei ragazzi, costrette dall'Ungheria a raggiungere Verona, perché in questo momento la priorità è dare un nome ai corpi carbonizzati e irriconoscibili trovati dai soccorritori della Polizia Stradale e dei Vigili del Fuoco. Ma ci sono anche due feriti, molto gravi ma vivi, di cui è ancora ignota l'identità. Sono affidati alle cure dei medici di Borgo Trento, dove sono stati trasportati dalle diverse ambulanze giunte sulla A4 nella notte dell'incidente e che hanno corso anche verso gli ospedali di Borgo Roma e di San Bonifacio.

Ad ogni corpo al momento sconosciuto saranno restituti nome e identità. Saranno riconosciuti, o attraverso il test del Dna o attraverso le lastre dentali, ma dovranno essere riconosciuti per poi essere riconsegnati alle famiglie che in questi giorni sono alloggiate all'hotel Ibis. Per loro, come anche per i superstiti, questi sono giorni di un dolore indescrivibile, che necessita di un supporto fisico e psicologico, che tutti cercano di offrire. 

Ma oltre al supporto c'è bisogno di verità. E quella la stanno cercando magistrati e inquirenti, a Verona come a Budapest, con indagini a tutto campo.

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