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Cronaca Torri del Benaco

«Smaltivano nel Garda i plinti di cemento delle boe di Torri». 6 denunciati

L'indagine dei carabinieri è partita dalle segnalazioni di alcuni residenti, che hanno notato gli strani movimenti dell'imbarcazione al largo di Pai: gli accertamenti hanno poi coinvolto 3 operai e 3 dirigenti di una società veneziana

La "salute" del lago di Garda è al centro dell'indagine Benacus Mundus, che si è conclusa con la denuncia a piede libero di 6 persone, grazie anche allo spirito di osservazione di alcuni cittadini di Torri del Benaco e della loro attenzione verso le acque lacustri. 
L'attività infatti riguarda lo smaltimento illecito di rifiuti non pericolosi, alla quale hanno partecipato i carabinieri della compagnia di Caprino Veronese e quelli della Motovedetta di Torri del Benaco, in collaborazione con i colleghi del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Treviso, coordinati dal sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Verona, Gennaro Ottaviano. Al centro delle indagini è finita l'azienda Pasqual Zemiro s.r.l., con sede a Mira nel Veneziano, che si era aggiudicata l'appalto del comune di Torri (del valore di 90 mila euro), per il rifacimento ed il rinnovo del campo boe utile alle imbarcazioni presenti sul lago. 

L'INIZIO - A raccontare la vicenda in conferenza stampa sono stati il tenente colonnello Fabrizio Cassatella, del reparto operativo provinciale di Verona, il capitano Michele Minetti, comandante della compagnia di Caprino, il maresciallo maggiore Massimiliano Cardone, della Motovedetta 605 di Torri del Benaco, e il tenente Massimo Soggiu, del NOE di Treviso. 
Tutto ha avuto inizio nel maggio 2019, quando alcuni cittadini del comune lacustre si sono rivolti alla Motovedetta per segnalare alcuni strani movimenti. Non quadravano infatti alcuni spostamenti che la chiatta della ditta incaricata dei lavori al campo boe effettuava fino al largo in località Pai: temendo dunque che potesse trattarsi di un'attività illecita, si sono rivolti alle forze dell'ordine. Raccolte le preoccupazioni degli abitanti, i militari si sono messi all'opera ascoltando numerose testimonianze e riuscendo addirittura ad acquisire una registrazione video che documentava alcuni di quei movimenti sospetti. 
Dopo essersi aggiudicata l'appalto indetto nel 2018 dal comune di Torri del Benaco, la Pasqual Zemiro s.r.l. doveva recuperare i blocchi di cemento e ferro del peso di circa 400 chili l'uno, ai quali la boa viene fissata tramite una catena, e il tutto naturalmente doveva essere correttamente smaltito come rifiuto. Questo per sostituirle con altre di più moderna concezione e magari sgomberare il lago da altre boe non autorizzate, che sarebbero state utilizzate comunque da alcune barche per ormeggiare di fronte alla costa. 
Come hanno raccontato i carabinieri però, dalle immagini sembrava che questi plinti venissero recuperati e gettati nel lago, invece di essere smaltiti secondo le procedure previste. 
Ipotizzando dunque l’ipotesi di reato di smaltimento illecito di rifiuti, benchè non pericolosi, il personale della Motovedetta di Torri del Benaco ha informato l'autorità giudiziaria di Verona, nella persona del sostituto procuratore Ottaviano ed i colleghi del NOE di Treviso, specialisti nella rilevazione di reati ambientali.

Carabinieri: «Blocchi di cemento per le boe smaltiti nel Garda»

LE INDAGINI - Ricevuta l'autorizzazione, i carabinieri nell'autunno scorso hanno acquisito i documenti relativi all'appalto per verificarne la conformità alle norme di tutela dell’ambiente. Inoltre, grazie alla collaborazione dei volontari del Garda della Protezione Civile, che hanno messo a disposizione un ROV (Remotely Operated Vehicle) e un altro sonar, è stata scandagliato il fondale del lago finito al centro delle segnalazioni: al largo di Pai, ad una profondità di circa 80 metri e nonostante una visibilità non ottimale, le ricerche avrebbero permesso di individuare alcuni dei blocchi che dovevano essere smaltiti. A quel punto è scattata anche la perquisizione presso la sede legale dell'azienda a Mira, dove è stata acquisita anche la documentazione relativa allo smaltimento dei rifiuti, che la società aveva compilato e che gli specialisti del NOE hanno ritenuto non conforme alle procedure realmente seguite. La ditta infatti non avrebbe saputo fornire i documenti che attestavano il corretto smaltimento dell'ottantina di plinti che ha sostutito nelle acque del Garda ed inoltre, con grande sorpresa degli operatori, 23 di questi blocchi provenienti da Torri sarebbero stati stivati in azienda illegalmente, al posto di essere correttamente smaltiti. 

L'ACCUSA - Visti gli elementi raccolti, il pubblico ministero Ottaviano ha dichiarato conclusa la fase delle indagini preliminari. Sarà chiesto il rinvio a giudizio per i tre operai impiegati a bordo della motonave incriminata (G.R. di 65 anni, T.M. di 59 anni e E.G. di 42 anni) e per tre dirigenti della ditta Pasqual Zemiro s.r.l. (G.M. di 69 anni, P.M. di 46 anni, C.M. di 57 anni), accusandoli di aver rimosso dal campo boe situato in località Baia Stanca e di averli poi rigettati in acqua al largo di Pai alcuni dei corpi morti sostituiti (in origine 80), occultandoli così sul fondale del Garda, e di averne ammassati altri 23 all’interno della sede dell’azienda, invece di smaltirli correttamente. 
Per tutti e sei, il pubblico ministero ha avanzato l'ipotesi di smaltimento illecito di rifiuti, in violazione dell’art. 256 c. 1 lett. a del d. lgs. 152/2006 “attività di gestione dei rifiuti non autorizzata”. Ai legali rappresentanti della società, sono altresì state contestate le sanzioni previste dall’art. 25 undecies c. 2 lett. b n. 1 del d.lgs. 231/2001, riguardante la “responsabilità amministrativa da reato delle società e degli enti”, ritenendo il reato commesso dai dipendenti nell’interesse ed a vantaggio della società.
Uno dei dipendenti inoltre sarebbe un nome già noto alle forze dell'ordine, per aver svolto attività professionali come sub, pur senza averne i titoli

Dal punto di vista penale, i sei rischiano una condanna che può andare dai 3 mesi fino ad un anno di reclusione, oltre ad un'ammenda compresa tra i 2600 e i 26000 euro. Dal punto di vista amministrativo invece, la pena può consistere in 6 mesi di intedizione ed una multa salata. 
I carabinieri hanno aggiunto infine che i tre dirigenti dell'azienda avrebbero riferito di essere estranei ai fatti e di non essere stati a conoscenza di quanto sarebbe avvenuto sul lago di Garda.  

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