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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Sommacampagna / Via Aeroporto

Portavano illegalmente immigrati nel Regno Unito. Fermati 2 gruppi criminali

Operazione della Polizia di frontiera, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Venezia. Arresti e perquisizioni anche in provincia di Verona

Arresti e perquisizioni nel veronese e in Veneto dall'alba di oggi, 13 luglio, per un'operazione della Polizia di frontiera, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Venezia. Sono circa 90 gli indagati tra italiani, albanesi e britannici.

L'accusa è di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione illegale. Due i gruppi criminali con basi in Veneto, Londra e Albania, che facevano passare centinaia di albanesi e kosovari attraverso gli aeroporti di mezza Europa per farli poi entrare illegalmente nel Regno Unito.

I dettagli dall'Ufficio Polizia Frontiera Aerea dell'Aeroporto di Verona hanno riguardato l'operazione che ha portato allo smantellamento di uno di questi due gruppi criminali insediato nelle zone limitrofe allo scalo veronese. La Polizia di frontiera di Verona ha eseguito 9 ordinanze di custodia cautelare in carcere e 15 perquisizioni. Le indagini sono ancora in corso perché 5 sono i latitanti e 4 sono gli arrestatidue italiani di origine calabresi, di cui uno con precedenti penali per spaccio di stupefacenti; il capo dell'organizzazione criminale, di nazionalità albanese e la sua compagna rumena

Nel corso delle perquisizioni sono stati trovati documenti di vario tipo, da carte d'itentità a passaporti, risultati oggetto di furto o smarrimento. Alcuni di questi erano già stati falsificati e venivano messi a disposizione di cittadini albanesi e kosovari che, attraverso la tecnica dello swapping, riuscivano ad entrare in Gran Bretagna.

Lo swapping è una modalità di elusione dei controlli purtroppo molto diffusa. In pratica venivano forniti ai migrati due biglietti aerei. Il primo serviva per il controllo alla frontiera e non necessitava di documenti falsi. Una volta passato il controllo, i migranti non salivano su quel volo ma si mettevano in coda al gate per salire sull'aereo che gli avrebbe portati nel Regno Unito. I documenti falsi servivano all'arrivo dove in almeno una ventina di casi accertati sono passati inosservati.

L'operazione di polizia, denominata proprio swapping, comincia nel 2013, dopo l'arresto di numerosi albanesi in possesso di documenti falsi. Così la Polizia di Frontiera ha cominciato a investigare, scovando un'organizzazione ben strutturata. Dietro un pagamento che poteva arrivare anche a 3.000 euro, l'organizzazione faceva giungere a Verona regolarmente i cittadini albanesi. Li faceva alloggiare in alberghi, residence e appartamenti. Gli forniva un telefono cellulare per rimanere in contatto, i documenti falsi e i biglietti degli aerei buoni per mettere in pratica lo swapping. Non necessariamente il volo partiva dall'aeroporto di Verona, per questo l'organizzazione forniva anche il trasporto per l'aeroporto da cui partire.

I documenti erano falsificati in vario modo. Alcuni erano creati ex novo, altri erano rubati, ma in diversi casi erano forniti da alcune persone compiacenti che si facevano pagare per fornire il proprio documento d'identità di cui denunciavano la sparizione solo dopo il volo degli immigrati.

Oltre agli arrestati, sono state deferite all'Autorità Giudiziaria 18 persone, tutte facenti parte dell'organizzazione. Di questi 4 sono albanesi e 14 gli italiani. Tra i 14 deferiti italiani, due sono stati arrestati ma per un altro reato. Nella loro abitazione infatti, gli agenti hanno trovato una piantagione di marijuana. Per loro l'accusa è di coltivazione e produzione di sostanze stupefacenti. 

Sempre durante le perquisizioni, sono state trovate 50 cartucce calibro 12 illegalmente detenute dal capo dell'organizzazione. E in un residence sono stati trovati 5 cittadini extracomunitari in attesa di viaggiare in Regno Unito in maniera illecita. 

L'attività era molto redditizia tanto che il capo dell'organizzazione era riuscito a reinvestire l'illecito guadagno in numerose proprietà immobiliari in Albania.

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