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Sequestro di oltre 75mila euro a 36enne pregiudicato per prostituzione e riduzione in schiavitù

L’uomo è finito nel mirino della guardia di finanza poiché non aveva provveduto a comunicare, come imposto dalle leggi antimafia, le variazioni patrimoniali che lo avevano interessato nel decennio successivo alla condanna

Hanno preso il via il 25 febbraio le operazioni dei finanzieri del Comando provinciale di Verona, i quali stanno procedendo al sequestro di somme di denaro, per un valore complessivo di oltre 75 mila euro, nei confronti di un pregiudicato residente nella provincia dal 2015.
Si tratta di un decreto di sequestro preventivo di 75.855 euro, emesso dal gip del tribunale di Verona si richiesta della Procura della Repubblica scaligera, che sta impegnando i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria: al centro del provvedimento un 36 enne albanese, già condannato con sentenza irrevocabile a sette anni di reclusione per fatti di sfruttamento della prostituzione e di riduzione in schiavitù.
L’uomo è finito nel mirino della guardia di finanza poiché non aveva provveduto a comunicare, come imposto dalla legge, le variazioni patrimoniali che lo avevano interessato nel decennio successivo alla condanna.

Le minuziose indagini finanziarie svolte, avrebbero permesso alle Fiamme Gialle veronesi di rilevare tra l'altro che il 36enne nel 2017 e 2018 aveva percepito redditi per oltre 25 mila euro e aveva movimentato su propri conti correnti e su carte prepagate somme di denaro annue per circa 40 mila euro, senza però fare le prescritte segnalazioni alla guardia di finanza. 
L’attuale normativa (gli artt. 30 della legge 13 settembre 1982, n. 646 e 80 del Codice delle leggi antimafia) impone, infatti, alle persone condannate con sentenza definitiva per taluni reati di particolare gravità, tra cui rientrano quelli per i quali egli è stato condannato dalla Corte di Appello di Trento con sentenza definitiva del 2009, l’obbligo di comunicare al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del luogo di dimora abituale, per dieci anni ed entro trenta giorni dal fatto, tutte le variazioni nella entità e nella composizione del patrimonio, concernenti elementi di valore non inferiore a 10.329,14 euro. Allo stesso modo, entro il 31 gennaio di ciascun anno, gli stessi soggetti sono altresì tenuti a comunicare le variazioni intervenute nell’anno precedente, quando concernono complessivamente elementi di valore non inferiore ad euro 10.329,14.

Le forze dell'ordine spiegano che tali disposizioni normative hanno la finalità di introdurre un sistema di controllo del patrimonio delle persone condannate/prevenute in via definitiva per la durata di un decennio, al fine di accertare e fare emergere eventuali attività economichericonducibili agli stessi, consentendo in tal modo di seguire lo sviluppo delle medesime attività e di individuare le persone che con costoro intrattengono rapporti di natura economica.
La mancata osservanza di tale obbligo di comunicazione è sanzionata penalmente con la reclusione da due a sei anni e la multa da 10.329 a 20.658 euro, nonché con la confisca dei beni ovvero di somme di denaro per un valore equivalente.

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