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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Fatture false, truffe a banche e Stato: sequestro da 20 milioni e 8 indagati

L'operazione congiunta di Guardia di Finanza e Polizia di Stato di Verona ha riguardato un’associazione non riconosciuta di Sanguinetto operante nel settore dell’"organizzazione di lavoro"

Un'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica scaligera, ha visto collaborare la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato di Verona, portando nei giorni scorsi all'esecuzione di un decreto di sequestro preventivo di circa 20 milioni di euro
Il provvedimento, assunto con procedura d’urgenza dal Sostituto Procuratore della Repubblica, il dottor Gennaro Ottavianom e convalidato con decreto del Gip del tribunale veronese, dottor Raffaele Ferraro, è stato emesso nei confronti di 28 società e 8 persone fisiche.
Queste ultime sono indagate, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, anche ai danni dello Stato, all’insolvenza fraudolenta, alla ricettazione, al riciclaggio e all’autoriciclaggio, all’accesso abusivo al credito e alla bancarotta fraudolenta.
Tra i beni sequestrati sono presenti 24 unità immobiliari, 13 autoveicoli oltre 100 rapporti finanziari riconducibili agli indagati ed alle numerose società coinvolte.

Un'operazione scattata al termine di complesse indagini, svolte in sinergia dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Verona e dai poliziotti della Sezione di polizia giudiziaria della Procura. 
Sotto la lente d'ingrandimento delle forze dell'ordine è finita in particolare un’associazione non riconosciuta di Sanguinetto operante nel settore dell’"organizzazione di lavoro", amministrata da due veronesi originari della provincia, un quarantenne e un cinquantenne (quest’ultimo con specifici precedenti di polizia), che secondo gli accertamenti degli investigatori sarebbero i dominus dell’organizzazione criminale, la quale si sarebbe avvalsa di una sessantina di società aventi sedi in Italia e all’estero (Hong Kong, Giappone, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca).
Nel dettaglio, finanzieri e poliziotti avrebbero accertato un vorticoso giro di fatture false emesse dalle società coinvolte, intestate a meri prestanome, utilizzate sia per ingannare gli istituti di credito attraverso lo strumento dell’«anticipo su fatture», per dare una falsa rappresentazione di solidità finanziaria al fine di farsi riconoscere importanti linee di credito.

I danni che questa associazione avrebbe arrecato sul sistema bancario avrebbero avuto effetto anche sullo Stato, dal momento che molti dei finanziamenti o dei mutui concessi alle società coinvolte sono risultati essere assistiti da garanzia pubblica.
L’importo delle misure di sostegno fruite nel periodo dal 2018 al 2021 dalle società coinvolte sarebbe di circa 11 milioni di euro, dei quali circa 6 milioni riferiti a finanziamenti garantiti dallo Stato in forza della normativa di sostegno alle imprese connessa all’emergenza Covid-19.

Inoltre le indagini avrebbero portato alla luce un complesso sistema truffaldino realizzato attraverso l’artificioso ricorso a contratti di leasing per l’acquisizione di macchinari industriali, il cui valore reale era di gran lunga inferiore (sino a dieci volte) a quello dichiarato alle banche. Così, non appena gli istituti di credito eseguivano i bonifici sui conti correnti delle varie società fornitrici (conniventi nella frode), tali somme sarebbero state immediatamente dirottate dagli indagati verso società fittizie riconducibili a loro stessi, con sede in Italia e all'estero.
In questo modo, spiegano gli inquirenti, le banche sarebbero state truffate due volte: la prima all’atto della stipula del contratto di leasing, dal momento che le stesse finanziavano l'acquisto di un bene che in realtà valeva molto meno rispetto agli importi erogati, la seconda perché la società debitrice del leasing (e teoricamente utilizzatrice del bene) non pagava le rate dovute facendo perdere le tracce dei macchinari e impedendo così alla banca concedente di rientrarne in possesso.

Sarebbe stato appurato infine che il presunto sodalizio criminale, sempre allo scopo di ottenere indebiti finanziamenti, si sarebbe insinuato nella gestione di società che versavano in situazioni di difficoltà economica, conducendole deliberatamente al fallimento attraverso un'opera strumentale di distrazione di beni mobili e immobili a favore di persone e società di comodo.

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