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Cronaca

Scuola: bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto

Ci si lamenta della riforma Gelmini, certo che qualcosa si doveva fare, ma da migliorare

Sono iniziate le lezioni nelle scuole venete, e in tutta Italia. Da ciò che si legge sui giornali tutto sembra andar male, un disastro, non ci sono gli insegnanti, non ci sono risorse, e quindi questo inizio sarà una catastrofe, un fallimento, ed i ragazzi non impareranno niente, abbassando ancora i livelli rispetto al resto del mondo. Ma è proprio vero ? Va tutto male ? Ovviamente le cose sono più complesse, bisogna distinguere i parametri con cui si valutano le cose e chi controlla questi giudizi, che vuol mostrare a volte il bicchiere mezzo vuoto ed altre volte il bicchiere mezzo pieno.

Mancano risorse, è vero; i docenti si sono ridotti di numero e gli studenti in classe sono molti, ma le lezioni inizieranno regolarmente con tutte le discipline previste, su percorsi progettati più o meno abilmente, con insegnamenti proposti in aula con maggior o minor professionalità, con valutazioni formative e terminali che stabiliranno, con prove più o meno valide, se e come gli studenti hanno raggiunto i risultati previsti. E le scuole veronesi, mi riferisco soprattutto alle scuole superiori statali, hanno dato negli anni scorsi dei buoni risultati, anche nelle verifiche internazionali (anche le OCSE Pisa, ad esempio). Si può pertanto dire che la tradizione di serietà e efficienza dovrebbe continuare nelle scuole veronesi, se non altro per inerzia.

Ma le novità della Riforma come influiranno sulle nostre scuole? Con questi nuovi corsi le cose funzioneranno ancora bene o andrà tutto a catafascio? L’attesa della Riforma era davvero auspicata da tutti, e la semplificazione delle scuole superiori era una vera necessità. L’impianto era quindi auspicato e condiviso; il problema resta come viene realizzata questa novità e con quali risorse. E qui i limiti di questo governo e di questa politica di sola immagine ci sono tutti; la volontà che si evidenzia è di non volere il buon funzionamento delle scuole, cui si toglie ogni autonomia e dove non si vuol introdurre nessuna forma di controllo sul funzionamento, con premi e punizioni opportune.

Per migliorare e ridurre gli errori la tecnica è semplice: controllare e correggere, valorizzare quanto è positivo ed eliminare sbagli e sprechi. Siamo ancora molto lontani da un’impostazione corretta, e senza risorse non si fa nulla; e non si dica che la crisi globale non permette di avere risorse, perché quelle per le grandi opere o per la corruzione ci sono, e in numero molto superiore a quanto occorre per la scuola. È tutta questione di buona volontà, che però nel Ministero (nella ministra) e nel governo non ci sono, per intenzione politica o per limiti razionali; ed anche le pastoie sindacali a volte frenano qualsiasi desiderio di migliorare le cose o di togliere gli sprechi.

Quante volte si è proposto di premiare i docenti più impegnati, anche con pochi euro o con piccoli vantaggi nello stipendio o nelle graduatorie per la carriera, su incarichi ben visibili come quelli di coordinamento, nelle classi o nelle discipline ? e invece i punteggi si calcolano sempre e solo su anzianità, e si mantengono le ambiguità dei doppi lavori o delle poche ore di servizio (ma gli statali non devono lavorare tutti per 36 ore la settimana ?), cosicchè il lavoro dell’insegnante assomiglia sempre ad un part time, ad un secondo lavoro, affidato solo all’onesta ed alla professionalità delle persone. Anche sui percorsi delle scuole superiori ci sarebbe molto da dire: i canali con la Riforma si riducono essenzialmente a 4, i licei, gli istituti tecnici per l’industria e per il commercio, i corsi degli istituti professionali, i percorsi brevi della formazione, con qualche possibilità di passaggio tra un canale e l’altro.

Ma le scelte degli studenti e delle famiglie appaiono legate soprattutto alla moda, non alle competenze reali ed alle occasioni di impiego, nei loro vari livelli corrispondenti ai titoli di studio e alle richieste delle aziende. E in questo periodo di crisi generalizzata del mondo del lavoro, la scelta per moda non sembra davvero la più razionale e la più adatta; i posti di lavoro disponibili e prevalenti sono quelli dei diplomi tecnici, non quelli dei “qualcosisti”, come si vede dalle richieste del mondo del lavoro: le aziende chiedono periti e ragionieri ! Comunque lunedì si parte, le scuole iniziano, e –vedrete- funzioneranno meglio di quanto si teme.

Ci saranno certo proteste, anche dure, scioperi, movimenti per far valere diritti ormai stritolati e ottenere risorse che sembrano ormai inesistenti; ma se la scuola e le persone che ci lavorano manterranno l’impegno del dovere e della responsabilità, l’onestà nel rispettare le loro consegne per un lavoro regolare e costante, e non solo per progetti effimeri, per quattro soldi, gli obiettivi saranno raggiunti. E gli studenti avranno modelli credibili e sicuri nei loro insegnanti e nelle proposte educative delle scuole, per studiare con serietà e costanza e per ottenere buoni voti, e raggiungere competenze che permettano di raggiungere successi nel mondo del lavoro e della cultura.

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