Festa della Liberazione, ecco lo sciopero contro le serrande alzate
"Lo sciopero indetto per oggi e per il primo maggio - sottolineano dalla Filcams - vuole sostenere i commessi che le aziende potrebbero con vari mezzi costringere a lavorare"
"Perché devono tenere aperti ì centri commerciali? Non gli uffici pubblici né banche né poste; non notai, dentisti, parrucchieri; medici o farmacie, solo quelle di turno?" Questa la domanda che, in concomitanza con lo sciopero indetto in tutte le province venete, la Filcams Cgil ha fatto rimbalzare oggi per sottolineare come dietro alla totale liberalizzazione delle aperture dei negozi "vi sia la sublimazione del modello consumistico fine a se stesso".
"Lo sciopero indetto per oggi e per il primo maggio - sottolineano dalla Filcams - vuole sostenere commessi e cassieri che le aziende potrebbero con vari mezzi costringere a lavorare, rinunciando (unici tra i lavoratori non adibiti a servizi essenziali) a celebrare queste due festività dal grande significato per il lavoro e il paese".
"Abbiamo concordato con alcune aziende maggiormente sensibili la 'non apertura' in tali festività. Altre invece si sono appellate al provvedimento Monti e abbiamo visto che hanno aperto anche il giorno di Pasqua".
Tenere aperto durante le festività religiose e civili rappresenta, per la Cgil, "un imbarbarimento culturale oltre che sociale".
"Le lavoratrici e i lavoratori del commercio - afferma ancora il sindacato - hanno il diritto di onorare tali festività, e di non essere più considerati impegnati in un servizio essenziale". Inoltre, le aperture commerciali in queste giornate di festa "non danno neppure - sostengono i sindacati - una spinta ai consumi, vista l'assenza di una concreta politica destinata alla crescita".